E’ ufficiale: odio la primavera!
Non appena ne vedo un piccolo accenno in giro, la vena sulla mia tempia inizia a pulsare, facendo scattare in me l’istinto incendiario o il desiderio smisurato di trasformarmi in Edward Mani di forbice ed avventarmi senza pietà sul ciliegio in fiore o, in alternativa, sul tulipano appena sbocciato in giardino. Vorrei persino incenerire con un solo sguardo il passerotto dalle movenze languide che saltella sul balcone della mia cucina.
Lo ammetto: soffro di un’atipica forma di intolleranza verso tutto ciò che rientra nell'accezione Bella Stagione.
Non appena ne vedo un piccolo accenno in giro, la vena sulla mia tempia inizia a pulsare, facendo scattare in me l’istinto incendiario o il desiderio smisurato di trasformarmi in Edward Mani di forbice ed avventarmi senza pietà sul ciliegio in fiore o, in alternativa, sul tulipano appena sbocciato in giardino. Vorrei persino incenerire con un solo sguardo il passerotto dalle movenze languide che saltella sul balcone della mia cucina.
Lo ammetto: soffro di un’atipica forma di intolleranza verso tutto ciò che rientra nell'accezione Bella Stagione.
Scommetto che avete già corrucciato la fronte ed assunto un’espressione da rimprovero, perché, al contrario della sottoscritta, nutrite un amore spropositato per la stagione in corso. Ma la differenza sostanziale tra il vostro sentimento d’amore ed il mio sentimento di odio risiede proprio nella beata ignoranza che crea un pericoloso offuscamento della realtà circostante.
Ecco su cosa si focalizza la vostra mente: le giornate si allungano; il sole rilascia piacevoli carezze, allontanando il ricordo del freddo invernale; le gite fuori porta che diventano un must, così come le passeggiate in bicicletta, grazie alle quali all'improvviso si riscoprono tutti salutisti.
Meraviglioso, vero? In verità, tutto ciò impedisce di scrutare il vero volto della primavera, di penetrare nel suo dark side, oscuro come la pece che, una volta affrontato, non offrirà più via di scampo.
Avete smesso di sorridere, eh? Altro che ormoni a palla!
Qua a scalpitare è solo l’ansia di superare l’argine senza restarci secchi. Il work in progress è appena partito e lo s’intuisce facilmente dal fatto che i primi test verranno effettuati nelle settimane che precedono la Santa Pasqua: si sperimenteranno così le diverse diete da disagiate sociali da abbinare (rigorosamente) ad allenamenti da neurone-clinicamente-morto. Terminate le abbuffate di cioccolato, pastiere, colombe e pranzi luculliani, si passerà a perfezionare il programma “appiattisci la panza, stringi i fianchi, alza quei glutei”! Surreale sarà a questo punto l’apparizione di circa 850.000 strategie e/o magie per ottenere un corpo sodo, snello e tonico da far vergognare Elle-The Body- Macpherson.
Fidatevi: le rondini svolazzanti nel cielo turchino non susciteranno in voi più alcuna attrazione.
Tuttavia il primo e vero incubo incomincia cercando un dialogo non belligerante con il proprio outfit primaverile: comodo, leggero e tremendamente
bastardo da evidenziare quei punti del corpo, ormai non più lineari ma tondi.
Con il timore sempre più reale di aver assunto i connotati dell’omino Michelin, partono
le maledizioni alla cioccolata calda consumata nelle grigie e solitarie
giornate invernali, alle cucchiaiate antidepressive di Nutella, alle cene
rustiche in compagnia degli amici sino al cornetto inzuppato, ogni lunedì
mattina, nel cappuccino super schiumoso.
E’ un istante: il panico e l’iperventilazione s’impossessano di noi. Il loro livello poi sale quando dinnanzi all’armadio, si ripresenta più problematica che mai l’annosa questione del: cosa mi metto oggi?
Per sconfiggere l’ombra depressionaria che sta per abbattersi sul nostro spirito, già lungamente provato dalla constatazione di come la zona molleggiante sotto le braccia cresca più velocemente del PIL nazionale, basta buttarsi a capofitto nella perlustrazione minuziosa del web in cerca di un miracolo che possa attenuare la nostra eterna insoddisfazione.
E’ un istante: il panico e l’iperventilazione s’impossessano di noi. Il loro livello poi sale quando dinnanzi all’armadio, si ripresenta più problematica che mai l’annosa questione del: cosa mi metto oggi?
Per sconfiggere l’ombra depressionaria che sta per abbattersi sul nostro spirito, già lungamente provato dalla constatazione di come la zona molleggiante sotto le braccia cresca più velocemente del PIL nazionale, basta buttarsi a capofitto nella perlustrazione minuziosa del web in cerca di un miracolo che possa attenuare la nostra eterna insoddisfazione.
Maledetta primavera...
L’imprecazione
diventa quasi un mantra da ripetere spontaneamente mentre, con animo sempre più
perseverante, si continua ad ispezionare ogni angolo buio della rete. Si può
addirittura pensare alla formazione di una
vera e propria “cultura” su ciò che è ritenuto In o Out nell'acquisizione di una corretta forma fisica.
S’avverte persino un brivido d’allarme quando si scopre, sempre per caso, che l’antipatica abitudine di saltare da una dieta all’altra, senza concluderne una e soprattutto priva di una qualche forma di controllo medico, assume il nome di dieting, di cui ne soffrono cinque italiani su dieci. Tale disturbo, anche noto come dipendenza dal non-cibo, è molto diffuso soprattutto fra gli adolescenti che abituano il loro corpo ad un ferreo regime di ristrettezze alimentari sino a creare poi degli scompensi, anche di natura psicologica, difficili da riequilibrare.
D'altronde, come biasimarli e come biasimare noi che, incastrati nei corpi degli attuali trentenni o quarantenni, perseguiamo a considerarci degli eterni adolescenti? Come disapprovarci, se ogni rivista, ogni sito web, ogni social media, ci bombarda, mettendo in primo piano le prodigiose diete delle star, in grado di promettere risultati straordinari a tratti allucinanti?
Quando ho letto, ad esempio, che la colazione di Jennifer Aniston consiste in un bicchiere di succo di limone, o che Reneé Zellweger, per raggiungere la sazietà, si nutre di cubetti di ghiaccio, o addirittura di Jennifer Lopez che combatte il senso di fame, sniffando (giuro che non sto scherzando!) l’olio di pompelmo, beh, ho compreso meglio perché gli psicanalisti in America guadagnino soldi a palate!
Quasi, quasi, mi sento un po’ ridicola con la mia barretta di cereali sulla scrivania ed una triste galletta di riso tra i denti che, tanto per la cronaca, sembra avere lo stesso gusto del polistirolo. Precisiamo: non che l’abbia mai assaggiato, ma se fosse commestibile lo immaginerei simile alle gallette di riso.
S’avverte persino un brivido d’allarme quando si scopre, sempre per caso, che l’antipatica abitudine di saltare da una dieta all’altra, senza concluderne una e soprattutto priva di una qualche forma di controllo medico, assume il nome di dieting, di cui ne soffrono cinque italiani su dieci. Tale disturbo, anche noto come dipendenza dal non-cibo, è molto diffuso soprattutto fra gli adolescenti che abituano il loro corpo ad un ferreo regime di ristrettezze alimentari sino a creare poi degli scompensi, anche di natura psicologica, difficili da riequilibrare.
D'altronde, come biasimarli e come biasimare noi che, incastrati nei corpi degli attuali trentenni o quarantenni, perseguiamo a considerarci degli eterni adolescenti? Come disapprovarci, se ogni rivista, ogni sito web, ogni social media, ci bombarda, mettendo in primo piano le prodigiose diete delle star, in grado di promettere risultati straordinari a tratti allucinanti?
Quando ho letto, ad esempio, che la colazione di Jennifer Aniston consiste in un bicchiere di succo di limone, o che Reneé Zellweger, per raggiungere la sazietà, si nutre di cubetti di ghiaccio, o addirittura di Jennifer Lopez che combatte il senso di fame, sniffando (giuro che non sto scherzando!) l’olio di pompelmo, beh, ho compreso meglio perché gli psicanalisti in America guadagnino soldi a palate!
Quasi, quasi, mi sento un po’ ridicola con la mia barretta di cereali sulla scrivania ed una triste galletta di riso tra i denti che, tanto per la cronaca, sembra avere lo stesso gusto del polistirolo. Precisiamo: non che l’abbia mai assaggiato, ma se fosse commestibile lo immaginerei simile alle gallette di riso.
Spengo sconfortata il computer, non prima di aver valutato il regime alimentare di Christina Aguilera, consistente nella 7 day color diet, ovvero nel mangiare ogni giorno solo cibi dello stesso colore. Penso allora alle barrette Kinder, al Twix o al Mars: come impostazione cromatica, ci siamo. L’entusiasmo però dura poco, in quanto alla golosa fantasia si sovrappone l’immagine inquietante dell’omino Michelin. Ecco, bocciata anche l’Aguilera!
Come afferma lo scrittore Luca Bianchini: " La prova costume, dopo i 30 anni, è uno dei grandi dolori della vita. E a volte non basta l'impegno, la buona volontà, le proteine, i massaggi, la dieta mortificante. Il corpo è spesso una questione di C".
E visto che in tema di fattore C sono piuttosto scarsa, l’unica mia chance di salvezza è quella di credere fermamente alla storia del Karma e sperare nella prossima vita di reincarnarmi in un panda, possibilmente con i colori invertiti, col nero posizionato nelle zone strategiche (pancia, fianchi e glutei).
Almeno sembrerò più magra e magari smetterò di detestare la primavera.
Nessun commento:
Posta un commento