«Sto
bene mamma. Ieri abbiamo festeggiato il mio 19esimo compleanno. Sentiamo tutti
la mancanza di casa, ma questa guerra non sa cosa sia la mancanza.
Forse non tornerò, madre. In tal caso sappi che ho sognato di rivederti per tanto tempo ma non sono stata fortunata. So che un giorno verrai a Kobane e cercherai la casa che ha visto i miei ultimi giorni…
È nella zona orientale della città, in parte è danneggiata, ha una porta verde punteggiata dei tanti colpi dei cecchini e vedrai tre finestre: su quella a est c’è il mio nome scritto con l’inchiostro rosso.
Lì, madre, ho passato i miei ultimi istanti, osservando la luce del sole filtrare attraverso i fori di proiettile nel vetro...
Forse non tornerò, madre. In tal caso sappi che ho sognato di rivederti per tanto tempo ma non sono stata fortunata. So che un giorno verrai a Kobane e cercherai la casa che ha visto i miei ultimi giorni…
È nella zona orientale della città, in parte è danneggiata, ha una porta verde punteggiata dei tanti colpi dei cecchini e vedrai tre finestre: su quella a est c’è il mio nome scritto con l’inchiostro rosso.
Lì, madre, ho passato i miei ultimi istanti, osservando la luce del sole filtrare attraverso i fori di proiettile nel vetro...
Narin ».