Volendo apparire buona, non
nego che almeno una volta nella vita ho augurato al mio Lui di turno di soffrire, per almeno cinque giorni alla settimana,
di tutti gli annessi e connessi legati al ciclo
femminile. Sono più che certa che qualcuna di voi (se non tutte) sta
annuendo, riconoscendosi in ciò che scrivo.
Donne, ma ve lo immaginate Lui con il ciclo? Lui che
con 34 di febbre urla che la fine è vicina (peggio di un Testimone di Geova
alle sei della domenica mattina) ed inizia a dettare le sue volontà
testamentarie? Suvvia, non resisterebbe neanche cinque minuti, figuriamoci (se
è fortunato) cinque giorni!
Dopotutto, il mio innocente
augurio era semplicemente un contributo al processo di emancipazione del
maschio rispetto alla femmina. Un’osmosi che faciliterebbe maggiormente la
comprensione dell’uomo verso la donna, dei suoi bisogni e di cosa è
sconsigliato fare o dire in quei giorni.
Eh sì, perché in quel periodo definirci intrattabili è una perifrasi che non regge, un po’ come sostenere che
Bin Laden era un missionario onlus.
Più che periodo no,
amo definirlo periodo del non-t’avvicinà!
Si tratta sostanzialmente di quella fase mensile in cui ogni donna si sente
stressata, annoiata, stanca e con poca voglia di socializzare, dove anche la
più piccola disattenzione del proprio compagno le fa saltare i nervi come una corda di violino. A volte penso che se il
Signore predisse ad Eva gli atroci dolori del parto, come punizione per quella
mela tentatrice, ad Adamo non accennò nulla circa le paturnie di cui ben presto
la sua compagna sarebbe stata afflitta.
Come interpretare tutto ciò? E se Dio in
realtà fosse donna? Chissà ...
Però,
negli ultimi tempi salta agli occhi un’inversione di tendenza, tant’è che mi
porta a sospettare l’avvio di una singolare rivincita femminile. Mi riferisco
al perpetuarsi di una circostanza tipica della società moderna, ovvero che
anche l’uomo sia succube di una spossatezza periodica che inevitabilmente va ad
incidere sui suoi sbalzi di umori.
Paradossale, eh? Invece, è tutto vero! A
quanto pare, anche gli uomini hanno il
ciclo!
Uno studio dell’università britannica di Derby, infatti,
ha dimostrato che la debolezza periodica, gli sbalzi di umori, l’irritabilità e
l’emicrania, tutti sintomi un tempo ricollegabili alla ben nota sindrome
mestruale femminile, stiano piano piano entrando a far parte anche
dell’universo maschile. Fatta eccezione per il flusso in sé e la ritenzione
idrica, elementi ancora esclusivamente (ahimè!) nostri, è emerso dall'indagine che gli uomini, sottoposti ai vari test, lamentavano sintomi analoghi alla fase ciclica femminile, tra cui la perdita di
concentrazione e l’irascibilità.
Alleluia! Alleluia!
Questo studio ridona credibilità alla mia psiche, per anni messa in discussione,
a causa dei frequenti incontri/scontri con i capricci, gli attacchi d’isteria e
l’umore ballerino di Lui.
Per non
parlare poi dell’eterna indecisione di cui è spesso tormentato su qualsiasi tema della vita, manco se si
trattasse di un bambino a cui si pone l’annosa domanda del ... "vuoi più bene a mamma o a papà?".
Dopo il sopracciglio
modellato, dopo i jeans trasformati in leggins, dopo il pollice che
sensualmente accarezza il labbro (vedi spot storico della Martini), mi ero davvero illusa che simili esemplari di fauna
maschile fossero frutto di diktat fashionisti e/o di tronisti portati in auge
da un’oggettiva avvenenza fisica.
Ma quando riconosci tali caratteristiche
anche nel salumaio sotto casa, allora ti rendi conto che non hai scampo. Sì,
perché il salumaio, così come il vicino della porta accanto, il collega
d’ufficio o addirittura il capo, rispetto ai modelli e personaggi tv, sei
costretta tuo malgrado ad incrociarli, ad intrattenere con loro un tipo di
socializzazione, spesso quotidiana, tale da farti comprendere come tu sia
sempre più circondata da uomini con il
mestruo.
Mi spiego meglio.
Avete presente quel Lui che, dopo una regolare ed assidua
frequentazione, che sarebbe più onesto definire relazione, improvvisamente vi sorprende con la frase –“Sei importante per me, ma sento il bisogno
di star solo per un po’...”?
Ecco, è lo stesso Lui che, trascorse nemmeno due ore, vi cerca con una scusa o che
magari viene sfacciatamente fotografato e sbattuto sulla bacheca di uno dei
tanti social, agguantato con una
certa nonchalance da un’altra.
Lo so, avete provato un sussulto. Tranquille, ci siam
passate tutte!
Come poter dimenticare
le situazioni in cui Lui, con aria
provata e sofferente, sosteneva – “Non
sei tu, sono io il problema...”!
Improvvisamente, vi interrogate sul come, quando e perché
siete arrivate a dover ascoltare frasi così scontate. Vi ritrovate
inevitabilmente a ripercorrere un viaggio al contrario, in cui rivedete la sua
affabilità, la sua aria accattivante, il suo entusiasmo nel proporvi un’uscita
a due, nonché i suoi piccoli gesti premurosi.
E’ da
qui che inizia a gonfiarsi la bolla di sapone. L’ho già scritto, vero, che a
noi femminucce basta poco per far la stessa fine di Icaro? Trovarci a volare
così in alto per poi precipitare rovinosamente in una nuvola di polvere alla
stregua di Willie il coyote! E tutto
questo coincide con la metamorfosi da uomo normale a uomo mestruato, i cui segni inequivocabili sono la perdita di memoria,
lo sguardo assente, l’improvvisa apatia e la strana latitanza a cui ci
sottopone.
E’ ora di
allontanarsi velocemente dal soggetto in questione. Mettetevi al riparo.
Non intraprendete nessuna azione volta a comprendere o analizzare il suo
comportamento. Svuotate il cervello da tutto ciò che lo riguarda. Attuate un
sacrosanto erase and rewind: perché
correte il rischio di un suo agghiacciante ritorno e ripartite come se nulla
fosse.
Quindi, miei cari uomini, basta con l’indice puntato ad accusarci
di essere lunatiche ed instabili, sottomesse perlopiù ai capricci ormonali. A
quanto pare, neanche voi sfuggite ai cicli della luna. E se mai vi sentiste in
obbligo di chiederci come mai finiamo a
stare con un perfetto ameba, beh, la risposta è semplice.
E’ complicato, se
non raro, beccare un Lui che si sia
rivelato miracolosamente come quell’ago
nel pagliaio.
Pertanto, tenetevi strette le leggende metropolitane ed
il folklore ad esse collegato, che ci vorrebbero nervose ed intrattabili
trentuno giorni su trentuno.
La verità invece è che ci riserviamo un giorno su quei
trentuno, in cui ci trasformiamo tutte in donne amabili e cordiali. Le
uscite con le amiche servono proprio a questo scopo: a liberare delle grandi, grosse
e grasse risate.
E chissà chi sarà mai la
causa di tale ilarità?!
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