16 dic 2014

Un giorno da salvare


Io: “Tra un mese è il tuo compleanno!”. Espressione allegra e divertita.
Lui: “Cavolo, non c’avevo proprio pensato!”. Espressione mesta e buia. 

Fine della conversazione. Un’aria pesante cala su di noi ed io sbuffo per la milionesima volta. E penso ... 

A quanto io abbia amato sin da bambina la fibrillazione che precedeva il giorno prima del mio compleanno. Facevo di tutto per ricordare a chi mi stava attorno che di lì a breve sarebbe stato il mio giorno: quello magico, unico, da festeggiare con le persone che più amavo fino a sentirmi, in quella porzione di spazio-tempo, al centro dell’attenzione e sempre più coccolata.

Beh, da allora, pur crescendo, non ho cambiato idea. La bambina che è in me continua a sognare assiduamente un compleanno da favola. Suvvia, che male c’è? In fondo viene una volta all’anno e non riesco ad omologarmi alla massa di radical snob che, persino, all’età di dieci anni dichiarano di odiare il proprio compleanno. Sì, perché va tanto di moda gridare al mondo intero il proprio mantra del chissenefrega.

Ad esempio, per te il bicchiere è spesso mezzo pieno, mentre per un altro è sempre mezzo vuoto? Chissenefrega! Sei brillante ed accomodante con tutti, ma ci sta sempre qualcuno pronto a criticarti? Chissenefrega! Qualcuno, senza ricorrere ai magici twitter, facebook, instagram, iphones, galaxy, kindle, tablet, si ricorda spontaneamente di farti gli auguri? Chissenefrega!

 

E no! Altolà! 

Invecemenefregaeccome! A me piacciono le telefonate di buon compleanno, i messaggi inviati sul cellulare, quelli scritti a mano, quelli detti a voce all’improvviso e quelli che, anche in ritardo, sono accompagnati da una sincera richiesta di scuse.

Quando si è piccoli il compleanno diventa importante: la mamma che ti prepara la torta; gli amichetti tutti attorno per il soffio delle candeline e l’inevitabile impronta sulla panna; l’immancabile rito fotografico, intriso di allegria e caos per decidere chi dovesse essere prima o dopo tra gli invitati. Ora, va di lusso se la torta te la prepari da sola o, al massimo, diventa il regalo di compleanno da parte di qualcuno. Inoltre, staziona per un mese in frigo perché nessuno l’ha mangiata, manco se a prepararla fosse stata Lucrezia Borgia in persona! Sei derisa dalla famiglia e dagli amici se decidi di spegnere le candeline, che tra l’altro non riportano nemmeno la tua vera età, perché gli stessi burloni hanno fatto male i conti. E le immagini scattate quel giorno diventano istantanee realizzate per il puro gusto di condividerle ed ostentarle ovunque sia possibile, ritrovandoti poi un mese dopo ad osservarle e a chiederti che fine hanno fatto quei volti sorridenti, compreso il tuo!

I compleanni alla fine non sono che questola somma di sorrisi e di istanti passati che si aggiungono alle esperienze ed alle storie del tuo presente. Ora, da adulta, ti ritrovi a pensare che ogni dettaglio, ogni invitato, ogni risata gioiosa racchiusa in quel giorno diventa speciale, mentre in passato consideravi tutto ciò solo dovuto. E lo capisci l’attimo prima di soffiare su quelle candeline bugiarde, in quell’istante che anticipa l’esplosione di giubilo, a cui seguirà la litania stonata del "tanti auguri a te", in quella frazione di tempo che blocchi, premendo il pulsante stand by. E resti poi ad osservare chi ti sta attorno con la sensazione che quello che desideri è proprio lì, a portata di un soffio.

Sfortunatamente mi rendo conto che è una visione esclusiva per pochi. Poiché, in molti preferiscono invece considerare tali ricorrenze come un passaggio, a volte lento e a volte rapido, del tempo che fluisce. Un momento in cui, inevitabilmente, ti fermi e tracci un bilancio della vita vissuta sino ad allora. Ecco, perché si odiano i compleannila causa è quel confronto con sé stessi, con quella coscienza che emerge ed evidenzia le occasioni mancate, il tempo perso inutilmente dietro amori abbandonati al loro destino ineluttabile ed infine le tante (troppe) situazioni che per 364 giorni all’anno restano silenti da qualche parte e poi d’improvviso si destano nel giorno del tuo compleanno. Riconosci i sogni che, nonostante tutto, ti accompagnano e, come succede con la fisionomia del tuo volto che muta con l’andare degli anni, anche loro  smussano qualche loro spigolo, per darti la speranza (o l’illusione) che presto o tardi li realizzerai.

 Forse dovremmo solo smetterla di assurgerci al ruolo di contabili della nostra vita. I bilanci in positivo, o in negativo o in pareggio, alla fine, dimostrano solo una cosa: ovvero, che abbiamo ancora fortunatamente qualcosa da sommare, stornare e rettificare. In realtà, le voci in essi inserite raccontano di successi ottenuti (ricavi) e delle sconfitte subìte (perdite) nel corso dell’anno. Sono resoconti di vita, di cambiamenti, di lotte ed abbracci.

Quindi, basta con questa storia di non festeggiare il compleanno. E’ un giorno che racconta di noi e, visti i conflitti che combattiamo quotidianamente con la famiglia, il lavoro, noi stessi, le trincee dietro cui ci nascondiamo per salvaguardare la nostra dignità, perché non dovremmo a questo punto tributarci?!

D’altronde, è solo un anno in più che arriva e che magari ci trasforma o che magari ci lascia immutati; o magari, ancora è un anno in più in cui ci sentiamo semplicemente al passo con noi stessi.


Nessun commento:

Posta un commento