16 dic 2014

La Prima Volta che....


Riposo e borsa del ghiaccio accanto. 
Queste le indicazioni mediche per la mia attuale condizione fisica. Ma se il ghiaccio è accolto dal mio spirito come una manna dal cielo, visto il boccheggiare degli ultimi giorni, al contrario, il riposo è una vera e propria condanna.

E’ anche vero però che non son mai stata una tipa superattiva: a parte aver praticato, in un’altra vita, pallavolo con un discreto successo, la mia idea di sport completo, infatti, si è materializzata nella sua accezione più veritiera quando ho seguito assiduamente un corso di acquafitness. In realtà, ho cercato di inseguire l’istruttore, limitando volta per volta, la quantità di acqua clorata da ingerire. E anche lui doveva aver preso a cuore il mio inseguimento, dato che il nazista era capace di intercettare i momenti e le situazioni, in cui la mia poca voglia raggiungeva il culmine, e trascinarmi in acqua anche vestita. All’epoca facevo un po’ di confusione tra lo-fa-per-il-mio-bene ed il concetto di stalking.


Tuttavia, proprio adesso che la mia mente si era proiettata ad una qualche forma di allenamento fisico, il mio corpo non collabora e getta la spugna. 
Che sfiga!


Quindi, sdraiata sul letto, ho provato ad immaginare se fosse la prima volta che subivo un riposo forzato. E a furia di rimuginare, ho formulato il seguente interrogativo: avete la più pallida idea di quante prime volte è costellata la nostra vita?

Probabilmente, alcune neanche le ricordiamo più e ritornano a noi sotto forma di deja-vu.

Eppure, quando chiedi a qualcuno di descriverti la sua prima volta, inevitabilmente il discorso ricade sul primo rapporto sessuale avuto, come se quest’esperienza fosse la sola ed unica che una persona vive nell’arco della sua esistenza.

Diversamente, conviene specificare a quale prima volta ci si riferisca, cercando fra quelle più significative, senza banalizzare il resto. Ad esempio, ricordi la prima volta che hai pronunciato "mamma"? Ehm, io credo di aver proferito la seguente frase: mamma, voglio quelle scarpe! 
Oppure, ricordi l’ebbrezza del rischio sperimentato durante il primo  giro in bicicletta senza pedali? Emozioni splendide come quelle del primo giorno di scuola, dalla cui memoria riaffiora l’immagine di te con il grembiule inamidato e dal fiocco rigido, tanto da sembrare finto  come quello di un cartone animato giapponese. E che dire del primo brutto voto o della prima giustificazione falsificata? Ecco, a distanza di vent’anni, confesso a mio padre di aver peccato e di aver riprodotto perfettamente quel geroglifico che lui spacciava per firma. L’ho fatto solo due volte... Ok, ok, quattro. Ho smesso in concomitanza dell’arrivo di alcune voci nella mia testa: sì, quelle della coscienza che si divertiva a rimproverarmi secondo diversi personaggi. E poi ci si stupisce se non m’identifico in una persona equilibrata.

Tra le esperienze da prima volta, come non menzionare poi il 
primo bacio. Se ci ripenso ora, non posso fare a meno di ridere come una matta. Dato e ricevuto all’età di sedici anni, combattuta tra uno stato di smarrimento totale (panico: dove mettere la lingua?!) e la speranza di non apparire goffa, incapace (speriamo che non se ne accorga!).

Ah, sedici anni... Sì, lo so, un po’ più in là della media. Ma che ve lo dico a fare?! E’ tutta colpa dell’associazione a delinquere Candy Candy&Co., che per anni mi ha deturpato l’infanzia, rifilandomi la menzogna, travestita da illusione, che esistesse un principe azzurro su misura; se poi era pure un completo stronzo, beh erano i rischi inclusi nel pacchetto.

Tracciare un continuum delle proprie prime volte equivale a
 ripercorrere all’indietro le tappe di un lungo viaggio emozionale; un ritorno al passato nei luoghi che si credevano cancellati dal tempo; un ritrovare di volti e nomi che la memoria ha solo sbiadito un po’ ma non rimosso. E così che riascolti il tuo primo vero batticuore, una sequenza semplice in un tempo piccolo, dove un’emozione era autentica e non di plastica.

Non è poi escluso che scavando a fondo non riaffiorino vecchie ruggini, vedi il primo e sofferto tradimento di un caro amico e con esso quella sconosciuta sensazione che lo accompagnava.

Con la maturità arrivi non solo ad identificarla, ma impari anche a riconoscere i mille volti che la delusione ti può offrire.

La funzione rewind nel tuo cervello è ormai attivata e, proseguendo, sei sempre più cosciente che arrestarla non è facile. Probabilmente, non è di questo che hai bisogno. Non è questo ciò che tu vuoi.  Ecco, dunque, che la mente ti trasporta al primo concerto atteso, vissuto, urlato; o alla prima vacanza senza genitori, in cui il totale senso di libertà era così tangibile da avvertirlo su ogni parte del tuo essere, sulla pelle, sugli occhi, sulle labbra. Una sensazione talmente coinvolgente ed eccitante che ho saputo riconoscere anche quando entrai per la prima volta in un teatro. L’atmosfera che respirai all’epoca in quel luogo è ancora oggi una seducente magia, un incantesimo a cui non riesco a sottrarmi.

Esistono tuttavia prime volte che crescono con te trasformandosi in abitudini. Un esempio? Quando, tuo malgrado, apprendi come sorridere pur avendo una spina nel fianco, come indossare una delle tue migliori maschere e sforzarti così a sopravvivere in mezzo agli altri a testa alta.

Un proverbio noto sostiene che "c’è sempre una prima volta per tutto". E devo ammettere che spesso tali parole mi son tornate in mente in occasioni ben specifiche: ogniqualvolta mi sono innamorata, infatuata o illusa (a voi la scelta dell’aggettivo più consono) oppure quando ho scelto di stendermi fra lenzuola diverse dalle mie.  La sensazione è sempre quella di rivivere tutto daccapo, di ritrovarmi nuovamente impreparata ed inesperta come quando avevo sedici anni, di ondeggiare tra il confusa ed il felice.

Forse aveva ragione il filosofo Nietzsche nell’affermare che “il vantaggio di una cattiva memoria è che si gode parecchie volte delle stesse cose per la prima volta” . 

Sarà... ma una pessima memoria non garantisce un godimento sicuro. Non tutte le cose meritano di esser vissute come delle prime volte: tante sono quelle che cancellerei senza una qualche minima forma di rimpianto o di rimorso. Quindi più che ad una cattiva memoria punterei ad una selezione mnemonica necessariamente on demand!

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