Queste le indicazioni mediche per la mia attuale condizione fisica. Ma se il ghiaccio è accolto dal mio spirito come una manna dal cielo, visto il boccheggiare degli ultimi giorni, al contrario, il riposo è una vera e propria condanna.
E’ anche vero però che non son mai stata una tipa superattiva: a parte aver praticato, in un’altra vita, pallavolo con un discreto successo, la mia idea di sport completo, infatti, si è materializzata nella sua accezione più veritiera quando ho seguito assiduamente un corso di acquafitness. In realtà, ho cercato di inseguire l’istruttore, limitando volta per volta, la quantità di acqua clorata da ingerire. E anche lui doveva aver preso a cuore il mio inseguimento, dato che il nazista era capace di intercettare i momenti e le situazioni, in cui la mia poca voglia raggiungeva il culmine, e trascinarmi in acqua anche vestita. All’epoca facevo un po’ di confusione tra lo-fa-per-il-mio-bene ed il concetto di stalking.
Tuttavia, proprio adesso che la mia mente si era proiettata ad una qualche
forma di allenamento fisico, il mio corpo non collabora e getta la
spugna. Che sfiga!
Quindi, sdraiata sul letto, ho provato ad immaginare se fosse la prima volta
che subivo un riposo forzato. E a furia di rimuginare, ho formulato il seguente
interrogativo: avete la più pallida idea di quante prime volte è
costellata la nostra vita?
Probabilmente, alcune neanche le
ricordiamo più e ritornano a noi sotto forma di deja-vu.
Eppure, quando chiedi a qualcuno di
descriverti la sua prima volta, inevitabilmente il
discorso ricade sul primo rapporto sessuale avuto, come se quest’esperienza fosse la sola ed unica che
una persona vive nell’arco della sua esistenza.
Diversamente, conviene specificare a
quale prima volta ci si riferisca, cercando fra quelle più significative, senza
banalizzare il resto. Ad
esempio, ricordi la prima volta che hai pronunciato "mamma"? Ehm, io credo di aver proferito la seguente
frase: mamma, voglio quelle scarpe!
Oppure, ricordi l’ebbrezza del rischio sperimentato
durante il primo giro in bicicletta senza
pedali? Emozioni splendide come quelle del primo giorno di
scuola, dalla cui memoria riaffiora l’immagine di te con il grembiule inamidato
e dal fiocco rigido, tanto da sembrare finto come quello di un cartone
animato giapponese. E che dire del primo brutto voto o della prima
giustificazione falsificata? Ecco, a distanza di vent’anni, confesso a mio
padre di aver peccato e di aver riprodotto perfettamente quel geroglifico che
lui spacciava per firma. L’ho fatto solo due volte... Ok, ok, quattro. Ho
smesso in concomitanza dell’arrivo di alcune voci nella mia testa: sì, quelle
della coscienza che si divertiva a rimproverarmi secondo diversi personaggi. E
poi ci si stupisce se non m’identifico in una persona equilibrata.
Tra le esperienze da prima volta, come non menzionare poi il primo bacio. Se ci ripenso ora, non posso fare a meno di ridere
come una matta. Dato e ricevuto all’età di sedici anni, combattuta tra uno
stato di smarrimento totale (panico: dove
mettere la lingua?!) e la speranza di non
apparire goffa, incapace (speriamo
che non se ne accorga!).
Ah, sedici anni... Sì, lo so, un po’ più
in là della media. Ma che ve lo dico a fare?! E’ tutta colpa dell’associazione
a delinquere Candy Candy&Co., che per anni mi ha deturpato l’infanzia,
rifilandomi la menzogna, travestita da illusione, che esistesse un principe
azzurro su misura; se poi era pure un completo stronzo, beh erano i rischi
inclusi nel pacchetto.
Tracciare un continuum delle proprie prime volte equivale a ripercorrere
all’indietro le tappe di un lungo viaggio emozionale; un ritorno al passato nei luoghi che si credevano
cancellati dal tempo; un ritrovare di volti e nomi che la memoria ha solo
sbiadito un po’ ma non rimosso. E così che riascolti il tuo primo vero
batticuore, una sequenza semplice in un tempo piccolo, dove un’emozione era
autentica e non di plastica.
Non è poi escluso che scavando a fondo
non riaffiorino vecchie ruggini, vedi il primo e sofferto tradimento di un caro
amico e con esso quella sconosciuta sensazione che lo accompagnava.
Con la maturità arrivi non solo ad identificarla, ma impari anche a riconoscere i mille volti che la delusione ti può offrire.
La funzione rewind nel tuo cervello è ormai attivata e, proseguendo, sei sempre più cosciente che arrestarla non è facile. Probabilmente, non è di questo che hai bisogno. Non è questo ciò che tu vuoi. Ecco, dunque, che la mente ti trasporta al primo concerto atteso, vissuto, urlato; o alla prima vacanza senza genitori, in cui il totale senso di libertà era così tangibile da avvertirlo su ogni parte del tuo essere, sulla pelle, sugli occhi, sulle labbra. Una sensazione talmente coinvolgente ed eccitante che ho saputo riconoscere anche quando entrai per la prima volta in un teatro. L’atmosfera che respirai all’epoca in quel luogo è ancora oggi una seducente magia, un incantesimo a cui non riesco a sottrarmi.
Esistono tuttavia prime volte che
crescono con te trasformandosi in abitudini. Un esempio? Quando, tuo malgrado,
apprendi come sorridere pur avendo una spina nel
fianco, come indossare una delle tue migliori maschere e sforzarti così a
sopravvivere in mezzo agli altri a testa alta.
Un proverbio noto sostiene che "c’è sempre una prima volta per tutto".
E devo ammettere che spesso tali parole mi son tornate in mente in occasioni
ben specifiche: ogniqualvolta mi sono innamorata, infatuata o illusa (a voi la
scelta dell’aggettivo più consono) oppure quando ho scelto di stendermi fra
lenzuola diverse dalle mie. La sensazione è sempre quella di rivivere
tutto daccapo, di ritrovarmi nuovamente impreparata ed inesperta come quando
avevo sedici anni, di ondeggiare tra il confusa ed il felice.
Forse aveva ragione il
filosofo Nietzsche nell’affermare che “il vantaggio di una cattiva memoria è che si gode
parecchie volte delle stesse cose per la prima volta” .
Sarà... ma una pessima memoria non
garantisce un godimento sicuro. Non tutte le cose meritano di esser
vissute come delle prime volte: tante sono quelle che cancellerei senza una
qualche minima forma di rimpianto o di rimorso. Quindi più che ad una cattiva
memoria punterei ad una selezione mnemonica necessariamente on demand!
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