Sono certa che ognuna di noi, nessuna esclusa, almeno una volta
nella vita si sia imbattuta in una di quelle femmine dal tono svenevole e che,
con il più classico “oh, come avrei fatto senza di
te?!”, irretiva sotto i nostri occhi il maschio di turno.
Lui, il pollo, mosso da un puro istinto di
protezione verso la fanciulla in difficoltà, si spogliava dei suoi abiti comuni
per indossare quelli da supereroe e finiva a tagliarle l’erba in giardino,
oppure ad appenderle quadri in soggiorno, oppure ancora portarle le buste della
spesa. Altro che supereroe, la gattamorta aveva sfoderato i suoi artigli ed
agguantato il pollo, dando così inizio a quel famoso idillio del vissero tutti
felici e contenti.
Nel frattempo noi, rimaste a bocca
asciutta, ci si organizzava con l’attuazione del piano B: ovvero, diventare sua
amica per studiarne da vicino la leziosaggine, assorbendone così movenze ed
atteggiamenti tipici della donnetta sdolcinatamente vittima delle circostanze.
D’altronde è risaputo che per sconfiggere un nemico occorre diventar suo amico,
carpendone i segreti e le debolezze e poi approfittare del momento propizio per
sferrare il colpo di grazia. Persino i bambini ne sono a conoscenza.
Tuttavia, agire secondo il piano B
implicava spesso e volentieri la constatazione che un certo tipo di uomo
preferiva una relazione “comoda” piuttosto che un rapporto in cui si
rischiava di esser messo in discussione da una partner indipendente, arguta e
senz’alcun problema di personalità o di sicurezza interiore. La morale di vita
in tutto ciò? Una cordiale
stretta di mano ed un accorato “grazie” alla nostra amica gattamorta per averci
sapientemente dimostrato il Lui da evitare durante il percorso.
Pertanto,
comprenderete il senso di vuoto venutosi a creare nel mio cuore, il disorientamento
e la confusione, dovuti alla progressiva estinzione della gatta, soppiantata in
tutto e per tutto dal puma, o meglio dalla cougar.
Non conoscete la cougar woman?!? Ma quanto siete antichi! Proverò
a colmare le vostre lacune, anche se non appena partirò con la descrizione del
soggetto in oggetto vi renderete conto di averlo costantemente sott’occhio.
La donna-cougar è di età compresa tra i
trenta ed i cinquant’anni, la cui personalità vivace le consente di liberarsi
definitivamente delle zavorre sociali e di ogni convenzione romantica, finendo
per seguire la propria indole libertina ed indipendentista. Cosa significa? Ma
è elementare, miei cari lettori: accalappiare il maggior numero di vigorosi
ragazzotti.
Ahhhh! Scommetto che avete già inquadrato la situazione alla perfezione.
D’altronde come si fa a non notarle? Sono dappertutto, dai giardinetti pubblici
ad ogni tipo di social network. Peggio di un’invasione aliena!
Già rimpiango la gatta!
Già rimpiango la gatta!
Sì,
perché la cougar è ben equipaggiata, non è mica sprovveduta. E’ una creatura
dei nostri tempi, in continua ascesa tanto da avere svariati siti web ad essa
dedicati (www.urbancougar.com, tra i più noti), in cui si possono trovare
preziosi dettagli su come trasformarsi nel felino trendy, oltre alla
possibilità di raccontare con solerzia di particolari delle proprie esperienze
con uomini più giovani, informarsi sugli spettacoli a tema e
prenotare nuove avventure “amorose”. Ed il fenomeno dilaga a macchia d’olio
tanto che le cougar non sono più identificabili solo con la figura delle donne
in carriera, con un paio (minimo) di matrimoni alle spalle, provviste o meno di
figli, ma le ritrovi anche nelle casalinghe annoiate che, stanche della
monotonia dei propri mariti, ricercano nuovi stimoli, nuove sensazioni nella
trasgressione “ricreativa” e nel possesso di un proprio toyboy.
Sostanzialmente,
vanno inquadrate come donne che inseguono una nuova collocazione nella società
rispetto al passato e che prima, per mancanza di tempo, di volontà ed anche per
timori legati al giudizio altrui, non potevano permettersi. Ma adesso voltano
pagina e decidono di spararsi le ultime
cartucce in loro possesso, giusto per usare un eufemismo maschile. C’è un desiderio
spasmodico di staccare la spina dal grigiore giornaliero e provare il nuovo
“giocattolo”, per poi raccontarlo alle amiche. Superano le paure e le insicurezze
legate alla nuova avventura e, nonostante la vistosa differenza di età,
conquistano più delle ventenni, corteggiando e sfoggiando una buona dose di
sfacciataggine ma senza essere mai invadente (dettaglio opinabile, a mio giudizio!). Complice anche la
circostanza secondo la quale il giovane maschio è irrimediabilmente attratto
dalla vitalità della cougar,
dall’esperienza che emana, dalla sua grinta e dal rifiuto di accontentarsi di
ciò che la circonda.
Sulla base delle informazioni raccolte,
la cougar (o “tardona” come la si definiva in un passato non tanto
remoto) punta ad una seduzione non aggressiva, un incrocio tra mistero e
dolcezza, anche grazie ad un abbigliamento sobrio ma che non passa inosservato
(e su questo ci sarebbe da scrivere un’opera omnia). Inoltre è talmente sicura
di sé da tener testa al giovanotto senza incorrere in guerre sul predominio
della coppia (diciamo pure che la capacità decisionale degli uomini si annulla davanti ad
una donna totalmente disinibita!). Il tipo di
tentazione che offrono ai sedicenti “tronisti” non è di tipo fisico (no, per carità! Chi l’ha mai pensato?!), ma mira ad una relazione più duratura (finchè Lui non trova una più giovane: un
classico!), dove impera la fantasia e l’intrigo mentale con il toyboy (maddai!!! Trovatemi adesso un 20enne che n’è capace e me
lo sposo!). Ohibò, non vi sembra di
essere dinnanzi ad una scoperta sconvolgente? Quella dell’acqua calda!
Vi
ricordate Morandi quando cantava: “Parlami di te bella signora/parlami di te
che non ho paura/parlami di te dei tuoi silenzi/parlami di te dei tuoi tanti
amanti/…signora solitudine…”? Ecco, questo è diventato il jingle che si attiva
nella mia testa quando vedo una cougar
all’opera. E poi mi ritrovo inevitabilmente a pensare a chi dei miei amici
toccherà l’infausto incarico: ossia, rifilarmi una botta in fronte qualora cada
vittima di una tale demenza, non senile ma puerile!
Voi non avete
neanche la più pallida idea della tristezza che mi coglie quando le vedo,
scevre di qualsiasi pudore, asservire quei giovincelli inesperti come in una
sorta di rivincita femminista sul maschilismo dominante. Per non parlare poi
dello scoramento che sopraggiunge quando mi rendo conto che tutto questo penoso
spettacolo è solo frutto di ataviche paure che appartengono ad ogni donna (e
uomo). Per l’esattezza di un’unica paura, quella d’invecchiare.
Ma sì! Le cougar
coltivano solo l’illusione di poter sconfiggere così il degrado degli anni, attraverso scelte pseudo rivoluzionarie ed arricchendo le loro
esistenze con mille vizietti che invece evidenziano sempre più un’assenza
sentimentale.
Miss Solitudine (alias cougar) è, a mio modesto avviso, solo
una donna cresciuta a metà, a cui manca
la capacità di apprezzarsi per quella che è. Una donna che non è più in grado
di trovar il giusto equilibrio tra la nostalgia di un passato già consumato ed
un presente privo di motivazioni a cui aggrapparsi, con l’aggravante di
rifiutare quella ruga che segna stancamente il suo viso. Una donna che alterna
le sue smanie di protagonismo ad una spasmodica ricerca di attenzioni in uno
scenario alla Sex and The City , mascherando
quelle 50 sfumature di grigio in una
pettinatura ultrafashion.
Io non potrò mai essere una cougar:
ve ne do il triste annuncio!Per il semplice motivo di avere costantemente
sotto gli occhi l’esempio tipico di come ogni donna dovrebbe affrontare il
lento scorrere del tempo: ovvero, mia
madre. Una donna che mi ha insegnato come un volto rugoso non sia il segno
di una decadenza personale, ma solo le tracce di diversi fattori, quali la
buona salute interiore, la profonda esperienza di vita, la voglia
d’incuriosirsi ancora ed il guardare al futuro sempre con ottimismo, anche se
in alcuni momenti ti sembra di scorgere 850
sfumature di nero pece!
Il poeta Foscolo affermava: “Ardiva in terra vestir di eterna giovinezza il marmo”, riferendosi al Canova ed al suo formidabile talento nel rendere immortali le opere d’arte da lui create. Meditate, miei cari: è questa l’unica fonte per essere un vero highlander. Non ci sono “ma” che tengano.
Il giorno che mi vedrete al braccio di un aitante giovincello e questi saprà fornirvi non solo i nomi di Foscolo e di Canova, ma anche articolare una critica costruttiva in merito ai due artisti, beh, saprete senz’alcun dubbio che quel giovine è il mio toyboy….o mio figlio!
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