11 dic 2014

Indovina Chi Ti Presento...?


“Ehi,
Ale…devo presentarti una persona…”.



Quando qualcuno dei miei amici esordisce con questa frase, io inizio a farmi assalire dal panico ed a sudare freddo.
Non so se è capitato anche a voi, ma trovo che uno degli aspetti più odiosi dell’esser single sia quello di assistere ad una pietosa, quanto mai deprimente, sfilata che i miei amici organizzano esclusivamente nel mio interesse allo scopo di presentarmi qualcuno che, secondo il loro insindacabile giudizio, è fatto apposta per me
In particolare,  gli spettacolini sono frequentemente orchestrati dagli amici già “accasati”, che sembrano fremere di eccitazione nel perlustrare palmo a palmo ogni metro quadrato della città alla ricerca di un single appetibile da destinarmi. Puntualmente, quando tutto è preparato in maniera quasi maniacale, resto imbambolata a domandarmi se questa ridicola caccia alle streghe sia frutto di un sincero interessamento nei miei confronti o se, adducendo la scusa delle ben note responsabilità, seguita dalle puntuali menate sul prima o poi bisogna crescere, non sia semplicemente un loro modo di attenuare l’invidia profonda che nutrono circa il mio status sentimentale.


Tuttavia, in nome della sacrosanta amicizia, ci passerei anche sopra su tali aspetti non molto edificanti se almeno azzeccassero il soggetto, non dico giusto, ma quantomeno vicino a quelle che sono le mie vaghe aspettative. Invece, niente! In sostanza, ben vengano i consigli degli amici, le spalle su cui piangere, le risate in allegria, ma alcune volte sarebbe più opportuno rispondere loro con un bel "fatevi i fattacci vostri" appropriato. 
E non nego che in gioventù io abbia spesso represso l’istinto di urlarlo, specie quando ci si doveva recare alle feste e la maggior parte delle mie amiche era già “accompagnata”. Inoltre, nelle ore che precedevano l’appuntamento, assistevo con aria annoiata alla redazione della top list di potenziali candidati, accuratamente selezionati tra gli amici dei fidanzati. Non ero molto avvezza alla vita festaiola, a differenza delle mie amiche, e con gli anni ho mantenuto questa sana abitudine! Quindi con chi mi accompagnavo era, dal mio punto di vista, irrilevante: alla fine mi divertivo come una matta osservando gli approcci dei miei coetanei e raggiungendo presto il brivido dell’ebbrezza senza dover ricorrere ai superalcolici. Mi bastava una Coca-Cola, liscia e senza ghiaccio. Chi ha vissuto con me quegli anni sa perfettamente che non invento nulla!

Se mi soffermo solo un secondo a pensare a quegli anni vissuti con spensieratezza, beh un po’ di nostalgia mi assale, tanto da concedere una certa benevolenza nei confronti dei miei amici e verso ogni azione da loro architettata allo scopo di farmi abbandonare la mia indole da perenne debuttante.

Fondamentalmente, mi ritengo fortunata: hanno “peccato” solo poche volte ed ormai credo che si siano miseramente arresi, a causa anche dell’ultima passerella, in cui ho praticamente massacrato (divertendomi) un tizio, smontando pezzo dopo pezzo la sua arietta da “uomo-che-non-deve-chiedere-mai”.

Comunque, in alcune circostanze, la fase del presentar qualcuno non coincide sempre con l’appiopparmi un esemplare di sesso maschile rigorosamente confezionato da altri. No, no. Nella maggior parte dei casi si tratta anche di un amico o amica che ha l’esigenza ed il piacere di farmi conoscere la persona con cui in quel momento si frequenta.
Una piccola premessa occorre farla: credo molto nel valore dell’amicizia, molto probabilmente più dell’amore. Un amante perso fa meno male del tradimento di un amico caro. E brucia tanto, specie per chi come me in questo sentimento investe tanto di sé, illusioni, sogni, speranze, fallimenti. Ad un amico fai dono delle emozioni più profonde, quelle che crescono con te e formano la tua personalità, caratterizzando quel rapporto senza tempo.
Ora, sarà per la mia solarità, sarà perché tendo ad essere continuamente l’amica-di-tutti ma vi assicuro che la sfilata di fidanzate e fidanzati dei miei amici si è dimostrata, nel corso degli anni, uno degli avvenimenti più spassosi a cui io abbia mai assistito. Materiale da best seller! E non è detto che non lo scriva.


Ho visto cose che voi lettori non potreste nemmeno immaginare…”.

Eh, sì! Roba da Quark, YouPorn e Famiglia Cristiana, tutto in una botta sola. D’altronde, l’ingresso di un estraneo, perché tale viene considerato, nella propria cerchia di amicizie è paragonabile alla rottura di un piccolo equilibrio interno. E’ la minaccia che incombe e che se non, opportunamente, gestita può creare dissapori a volte irrimediabili. E’ dunque normale, se non addirittura obbligatorio, passarlo ai raggi X e rivoltarlo come un calzino alla ricerca di quel punto debole che consenta di pronunciare quella celeberrima frase: “io te l’avevo detto!”.Per questa ragione mi son trovata di continuo di fronte a soggetti variegati: quali, un Lui o una Lei, fruitori di un italiano improbabile e dal livello culturale alquanto discutibile. Vi fornisco alcuni esempi: confondere Beppe Vesicchio con Giuseppe Verdi, affermare che Pollon era per davvero una dea dell’Olimpo, ordinare al ristorante una bottiglia di Cirio anziché di Cirò. E ancora uomini che pur di conquistarmi, anzi arruffianarmi, erano disposti a tutto, persino privarsi di una raccolta dei Gun’s and Roses, appena acquistata e a lungo ricercata, solo perché io ne andavo matta; oppure in occasione delle vomitevoli ricorrenze propriamente da innamorati (vedi S. Valentino), essere omaggiata di piccoli e stucchevoli pensierini. Per non elencare poi le pizze offerte, i cinema gratuiti, le scorrazzate estive, gli ingressi omaggio nei locali vip, e così via.
D’accordo, confesso: c’ho marciato alla grande! Ma non mi sembrava educato rifiutare.

Con le fidanzate poi dei miei amici maschi, le cose non erano poi così diverse. Ero la sua migliore amica, quella su cui gli occhietti alla Bamby poco attecchivano, quella alla quale si sarebbe rivolto lui  per un consiglio o un parere, quella che alla fine dei conti diventava più impegnativa di una suocera. Ma il mio divertimento maggiore era sottoporre la malcapitata al test della strega. Quest’ultimo consisteva (o consiste, al presente, visto che ogni tanto lo rispolvero) nel superamento di tre prove indispensabili da assegnare all’intrusa: 1) valutare la sua resistenza in una delle attività più appaganti che una donna può praticare: lo shopping compulsivo; 2) osservare la sua capacità di godersi la vita, ponendola davanti alla scelta tra un’insalatina scondita ed una bella pizza margherita con doppia mozzarella; 3) metterla con le spalle al muro ed obbligarla a manifestare la sua preferenza tra pandoro o panettone.

Poche son sopravvissute e possono per questo fregiarsi del privilegio di avermi come amica, mentre quelle che non ce l’hanno fatta le vedo vagare smarrite negli shopping center, che, con sguardo perso nel vuoto e addentando una carota, cercano disperatamente nel mese di agosto un pandoro o un panettone.

Poco male” – penso tra me e me con sorrido beffardo stampato sulle labbra, godendomi a tutto volume la voce di Axl sulle note di Sweet Child o’ Mine.





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