13 dic 2014

Bello ed Impossibile



“Bello...Bello e impossibile

con gli occhi neri e il tuo sapor

 mediorientale...

Bello...Bello e invincibile

con gli occhi neri e la tua bocca da 

baciare…”


Sono diversi giorni che canticchio questo refrain di Gianna Nannini, da quando i miei occhi sono stati letteralmente catturati dall’immagine di un volto maschile che etichettare bello è veramente un eufemismo, ma definire impossibile l’uomo, il cui volto appartiene, è quanto mai appropriato.

            Sarete naturalmente informati circa la singolare avventura, capitata qualche settimana fa a tre uomini di nazionalità araba, i quali sono stati letteralmente espulsi dalla polizia religiosa dell’Arabia Saudita perché ritenuti “troppo affascinati da indurre in tentazione le donne”. I fatti risalgono ai primi di aprile, ma la notizia è rimbalzata solo di recente da un capo all’altro del mondo, suscitando un po’ di stupore, commenti variegati ed anche una considerevole curiosità.

Non appena appresi la news via radio, sorridendo, pensai - E che saranno mai?!-. Sono italiana e come tale abituata all’oggettivamente bello. Da millenni ci riteniamo, a rigor di logica, amanti di ciò che rientra nella suddetta definizione: in fondo, cresciamo, ci nutriamo, viviamo da attenti cultori dell’estetica. Il nostro stesso Paese ci fornisce quotidianamente l’esempio più lampante del tanto blasonato made in Italy, sia attraverso lo storico patrimonio architettonico, troppo spesso da noi non adeguatamente valorizzato, e sia attraverso la schiera di personaggi illustri che hanno notoriamente esportato la cultura del Bel Paese in vari campi, da quello prettamente cinematografico a quello della moda, dell’arte, del design ecc. ecc. Inoltre, non siamo certo sprovvisti di fascino maschile, visto che, nei secoli dei secoli, i miei connazionali vengono indicati per varie ragioni come gli uomini più affascinanti e seducenti: Italians do it better, mica l’ho coniato io!
Questo fu lo spirito con cui di lì a poco avrei visionato la foto di uno dei tre arabi “irresistibili”. Alla faccia del bicarbonato di sodio! Sguardo penetrante, labbra carnose, un’ombra di barba, carnagione olivastra ed un sorriso maliziosamente disarmante. Eh sì, il poeta-attore-regista-fotografo di moda Omar Borkan al Gala (questa l’identità di uno dei tre giovanotti di Dubai) possiede proprio tutte le caratteristiche per indurre in tentazione le donne dell’intero globo terrestre!

Tuttavia, è quanto mai insolito, anzi prossimo all’agghiacciante, assistere nel Terzo Millennio ancora a meccanismi di chiusura culturale così evidenti, giustificati da una serie di apologie ideologiche e religiose, volte a preservare la virtù delle donne, a sottrarle alle tentazioni che una fisicità maschile può loro indurre. Né più e né meno delle medesime pratiche e misure adottate nel Medioevo, quando l’annullamento dei più elementari diritti umani, rivolto alla figura femminile, raggiunse l’apoteosi. Quello che però spesso gli uomini dimenticano, o meglio sottovalutano, è la forza spirituale di cui ogni donna è dotata, si sommi a ciò anche l’impossibilità di impedire ad una mente di pensare apertamente, di lottare per la propria indipendenza, di sacrificarsi per il riconoscimento della propria libertà di vivere, esprimersi, ed il futuro prende corpo. La storia insegna, anche se scritta da uomini!  

Ma torniamo ora al caso in oggetto: Omar, il tentatore. Immaginate per assurdo se ciò fosse accaduto in Italia. Avremmo dichiarato guerra al sistema: sì, perché noi siam più pratici nel manifestare il nostro dissenso sull’acconciatura della Carfagna piuttosto che sulla sua presunta competenza politica. Perché da sempre preferiamo le brioches al pane. Quindi, al via la guerriglia per bloccare l’espulsione di Belèn, Raul Bova, Monica Bellucci e Kekko (ma si scrive così?!) dei Modà.

E’ innegabile, a questo punto, riconoscere l’essenza pericolosa che la bellezza non ha mai smesso di mostrare. Ammesso ciò, esiste un particolare che più mi conduce ad ironizzare sulla faccenda e consiste nel fatto che l’avvenenza (stavolta maschile) rappresenti un problema, una difficoltà, un limite, una discriminazione inversa. Questo sì che è avveniristico ...e decisamente contraddittorio con quanto afferma però un economista americano, tale Daniel Hamermesh, secondo cui gli individui “oggettivamente belli” guadagnino e facciano carriera più facilmente rispetto a quelli un po’ meno “fortunati”, proponendo pertanto per quest’ultimi una sorta d’indennizzo.

A sostegno della tesi formulata dallo scienziato, c’è poi la storia di Margarita Aguilar, ex direttrice esecutiva del Museo del Barrio di New York, una vera e propria esperta d’arte latinoamericana, il cui curriculum farebbe impallidire persino Indiana Jones. Ebbene sì,  ex, poiché, la sua lunga esperienza professionale, ricca di note di plauso, e la sua competenza nel riorganizzare le finanze del museo, non le hanno garantito una serenità lavorativa. Il motivo? Il suo stile alla Ugly Betty, semplice senza tanti fronzoli, privo di una certa bellezza appariscente e sofisticata, ha fatto arricciare il naso ad uno dei membri del consiglio di amministrazione (una finta bionda, regina dei salotti newyorkesi), guarda caso moglie di uno dei maggiori azionisti. La signora, infatti, non si è limitata in diverse occasioni  a ridicolizzarla in pubblico per il suo aspetto ma ha pensato bene di darle il benservito. Dopo lo sconcerto seguito alla decisione, adottata dal museo nei suoi confronti, Margarita-Betty, com’era prevedibile, ha citato in giudizio l’intero consiglio di amministrazione. L’accusa? Discriminazione.


                Alexader Pope asseriva - “La bellezza colpisce l’occhio, ma il merito conquista il cuore”. Quanto risuonano ironiche oggi queste parole?

Ho sempre ritenuto che fosse una prerogativa italiana quella di denigrare ed insultare uno dei valori più importanti nella vita degli individui: la meritocrazia. Da oggi debbo ricredermi: ci conformiamo giorno dopo giorno, divenendo sempre più omologati. Vista poi la precarietà lavorativa in cui ci si ritrova, con un futuro già pignorato, si è rafforzata in ognuno di noi la consapevolezza che di bello e impossibile sia rimasto solo il lavoro.

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