11 dic 2014

Signori si Nasce....


Io sono quel genere di persona che quando qualcuno mi urta per strada, istintivamente chiedo scusa. Quando poi realizzo, in un paio di secondi circa, che non sono io in torto, con stupore mi ritrovo davanti l’espressione alquanto irritata dell’altra persona.
Inoltre, di recente, mi è capitato di assistere ad una scena vergognosa. Sala d’attesa di un reparto ospedaliero: tre uomini seduti sulle poche poltroncine disponibili, uno spazio piuttosto limitato, dove è facile incrociarsi con gli sguardi e scambiarsi qualche occhiata compassionevole. Arriva una donna in avanzato stato di gravidanza: la sofferenza le si legge in viso. Il medico che l’ha accompagnata si occupa di predisporre la stanza per la visita; nessuno dei signori uomini seduti si è alzato per cederle il posto. Osservo la scena e provo un’incredibile rabbia: credo di avere gli occhi iniettati di sangue. Sento montare in me un moto di rabbia non appena scorgo la palese indifferenza con cui degnano la donna mentre passeggia lungo il corridoio attiguo allo scopo di alleviare i dolori . 
Muovo qualche passo nella loro direzione, come un toro punta un mantello rosso: son pronta, se necessario, ad urlare tutto il mio sconcerto e la mia disapprovazione. Sto per fare la mia bella ramanzina, quando vengo improvvisamente preceduta dalla guardia giurata che, seppur in netto ritardo, nota l’incresciosa situazione e senza pensarci due volte, e con un tono che non ammette repliche,  chiede cortesemente un posto a sedere per la signora. Si scostano tutti e tre e fingono mortificazione. Sì, avete letto bene, fingono perché, seppur per un breve istante, ho scorto una punta di fastidio sui loro visi.

Sfortunatamente, spettacoli così pietosi, li subiamo di continuo: ormai sono convinta che ogni minuto in Italia due individui su tre si trasformino in cafoni doc. Non mi sovviene altro termine “gentile” con cui indicare soggetti del genere. Ma la maleducazione è divenuta ormai un fenomeno dalle proporzioni dilaganti e la riconosci non solo nel tizio che ti scavalca mentre sei in fila, o in quello che con un secco “fatti i ca… tuoi” ti liquida per averlo ripreso a causa dell’occupazione abusiva di uno spazio riservato ai disabili, ma la vivi anche e soprattutto sui social network, dove spesso gli atteggiamenti irrispettosi e le frasi inadeguate fanno da corollario alla fauna 2.0 bazzicante. Pertanto, mi duole ammetterlo ma spesso ci si abitua (che brutta cosa!), tanto da giustificarli (e con questo, si può dire che non abbiamo toccato il fondo, ma l’abbiamo proprio arpionato!).

Eppure, basta poco per esser più civili ed educati: basta poco, che c’è vò?!
E’ sufficiente un semplice gesto di cortesia da un perfetto sconosciuto per notare le sostanziali differenze ed ecco che la lacrimuccia di frustrazione scivola lungo la guancia. Allo stesso modo di quando ho scoperto che Ricky Martin era gay!

Tuttavia il disagio non è appannaggio esclusivo delle generazioni future ma lo noti anche in quei nonnetti e nonnette dal piglio arcigno che sembrano tanto i sosia del cattivo Gargamella. A volte mi fanno proprio paura, giuro!

Quando si è piccoli, il desiderio di crescere e diventare adulti va di pari passo con la volontà di esser individui maturi, responsabili ed affidabili. Viene spontaneo pensare che questa fantasia sia globalizzata e valida per chiunque appartenga alla tua stessa generazione. Ma da adulto (educato) realizzi che molti si perdono evidentemente lungo il tragitto, sviluppando in sé la teoria del ti-fotto-prima-io, abbinato al diritto del se-lo-fanno-tutti-lo-faccio-pure-io. Eh già! Dinnanzi ad una persona che getta per strada un pezzo di carta, ci sentiamo autorizzati a fare altrettanto e senz’alcun rimorso.

La Maleducazione emerge quando è presente un’assenza. Il senso del pudore ed il rispetto altrui diventano fiori nel deserto arido di città sempre più tecnologicamente avanzate, dagli spazi ancor più circoscritti, ma prive di rapporti umani veri ed inevitabilmente l’egoismo che vige in ognuno di noi affiora ed in alcuni soggetti si perfeziona in cattiveria gratuita. Per non parlare poi dell’ignoranza e della mancanza della più elementare forma di tolleranza verso ciò che è diverso da noi, interpretato come un nemico da abbattere, un usurpatore dello status quo, piuttosto che come un arricchimento culturale.
Come si fa poi ad ignorare quei genitori che acquistano per i propri figli  il cellulare super high-tech, al solo scopo di festeggiare la fase dello svezzamento? In maniera analoga come non regalare quel capo così ultra griffato da far impallidire d’invidia persino Valentino, semplicemente perché ce l’hanno tutti? Ed è qua che cessa il loro impegno genitoriale. Sebbene oggi non è facile rivestire il ruolo di padre e di madre, è anche dannatamente vero che se non hai avuto alle spalle un ambiente familiare, tale da farti distinguere il bene dal male, è molto arduo che tu possa poi insegnarlo.

Un bambino educato è un adulto educato. Piantiamola inoltre con la storiella del perché io valgo! Lo sappiamo benissimo che molti di quelli che ci girano attorno in realtà non valgono un emerito ca…rciofo!!!
E soprattutto evitiamo di far passare questo messaggio, ossia che l’esser maleducati, tamarri o cafoni (scegliete voi la definizione che più vi aggrada) paghi. Quindi, io-dico-basta alla sua celebrazione in ogni luogo, in ogni lago, in ogni mare.

Concludo con un storiella: la settimana scorsa sono stata “attaccata” per aver espresso un’opinione del tutto personale su un argomento futile al limite del banale. Il contrariarmi è più che mai rispettato. Non si può mica essere sempre d’accordo, e menomale! E poi quando hai l’opportunità di avere uno spazio, in cui poter palesare nero su bianco le proprie riflessioni, e per di più con un appagante seguito di attenti ed affezionati lettori (a proposito, grazie! Siete meravigliosi!), allora metti in conto di “scontrarti” con chi la pensa diversamente. Il guaio è che io il confronto l’ho sempre vissuto come un’esperienza che ti arricchisce, laddove esiste un contradditorio all’altezza e piuttosto stimolante. E non come un’occasione da rifuggire, anzi. Preferisco ignorare il superfluo e le vacue elucubrazioni, i quali non fanno altro che portar a galla il peggiore dei vizi: la mancanza di rispetto.
Quando ciò accade, mi torna in mente un vecchio e saggio proverbio popolare: “Il denaro rende ricco l’uomo, ma l’educazione lo rende signore!”.




Amen!

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