Amiche
care, rassegnatevi a dare l’estremo saluto al tanto amato (e quanto da me
odiato) plateau: bentornato tacco a spillo! Evvai!
Dire che
ho provato una gioia infinita è un mediocre eufemismo: tanto per darvi un’idea,
diciamo che è stato come se Luca Argentero improvvisamente mi dichiarasse amore
eterno. Eh? Troppo esagerato? Va beh, facciamo allora che il mio angelo custode (posso immaginarlo almeno
come Argentero??) mi regali il miracolo di poter mangiare quello che voglio
senza ingrassare.
Ahhh, il
plateau! Ma come si fa a
scegliere una calzatura con il plateau e ritenerla poi elegante? Sarà stato
pure un accessorio modaiolo ma come lo si può definire femminile se trasforma
qualunque donna in una trampoliera da circo o nella peggior cubista a spasso
per la tangenziale.
Abdicate
l’idea di indossarlo per la stagione estiva e per quelle successive.
Essendo
una shoes addict, la storia sull’eleganza femminile la conosco fin troppo bene,
tanto che credo di aver imparato inizialmente quella rispetto alle comuni fiabe
infantili. Il mio amore per le scarpe ha radici lontane: è una delle innumerevoli
passioni tramandata da mia nonna, donna minuziosamente attenta agli accessori,
un talento innato nella cura dei dettagli femminili, che le ha consentito di
divenire col tempo una sarta eccellente e molto apprezzata negli ambienti
dell’alta borghesia cittadina. Quelle intere giornate trascorse con lei nel suo
modesto atelier, ad ammirare gli abiti che creava per le clienti, ad ascoltare
i suggerimenti che offriva in tema di accessori, hanno costruito la mia forma
mentis in tema di eleganza.
Sono
cresciuta tra le sete più preziose ed il raso più brillante, tra pregiate stole
di visoni e volpi e tra spille scintillanti e bracciali tintinnanti, dettagli
la cui importanza scemava laddove si errava la scelta delle calze e scarpe.
I tacchi alti sono da
sempre simbolo di sensualità, un’arma di seduzione, per
la quale noi donne alterniamo, a seconda dell’occasione, sentimenti di amore ed
odio, mentre agli occhi degli uomini rappresentano l’emblema dell’erotismo
femminile per
eccellenza. Il tacco a spillo è esteticamente il top: a) snellisce la gamba e ne delinea la
caviglia; b) armonizza le forme rendendole più
sinuose; c) contribuisce a far galoppare la
fantasia maschile e sapete bene, mie care signore, quanto ciò sia da ritenersi
fondamentale, viste le evidenti lacune in materia.
Forza, su, proponetemi un contraddittorio valido circa il plateau?
Abbiate il buon gusto di ammettere che esteticamente il paragone non
regge. La prima volta che ne vidi uno infatti lo confusi con un plantare
ortopedico e da allora quest’idea non è per nulla scivolata via. Ho “goduto”
della visione di numerose donne, diverse per altezza e dimensioni, abbigliate
con outfit impeccabili ma involgarite da una camminata tozza e da un portamento
che a confronto i rugbisti degli All Blacks mi sembrano i componenti del
Bolshoi Ballet di Mosca.
Non ritornerò ancora a
propinarvi l’abbecedario della donna raffinata, anche perché ho già dispensato
in proposito nei precedenti articoli, ma non smetterò un secondo di
sottolineare come l’eleganza
in sé debba essere una costante nel modus operandi di ciascun donna, perché
essa non dipende solo da ciò che s’indossa, arricchisce, certo, ma è arcinoto
che la classe non è acqua.
L’essenza della
femminilità dimora in una sola parola: semplicità. E’ una naturale attitudine che risiede nel cervello e si
manifesta all’esterno tramite il portamento, l’osservazione di sé e la
personalità. Infilarsi un paio di tacchi alti e muovere qualche passo non è
certo una cosetta da sottovalutare, ma perché far le sborone abusando di un
soprannaturale tacco 15 cm accompagnato da un plateau di 3 cm?! L’effetto immediato
è quello di apparire goffe e …volgari. Oh, l’ho scritto! Mi son levata il
sassolino dalla scarpa!!!
Vorrei
invitarvi ad esaminare con attenzione le espressioni facciali appartenenti alle
donne che indossano gli aggeggi di cui sopra: l’aria dipinta sui loro
volti non è quella della classica strafiga alquanto snob. No, quella è
sofferenza nel tentare di non sembrare un T-Rex mentre si sposta dal buffet dei
salatini a quello dei dolci.
Vi
imploro: soffermatevi un minuto di più allo specchio prima di uscire ed optate
per un bel paio di ballerine oppure investite fino all’ultimo centesimo in un
corso di girling.
Vi
ritroverete come me ad contemplare, non verde d’invidia, uomini flessuosi, nerboruti
e dai fisici scolpiti ondeggiare su tacchi da capogiro, risultando sexy ed
estremamente femminili. Un punto a favore della queer theory che sostiene l’inesistenza di una precisa
identità sessuale fra gli individui e che i generi maschile e femminile
sono in realtà frutto di costruzioni sociali.
Mie care
donne, i tempi si evolvono. E se è vero, come dicono gli uomini, che siamo il Diavolo fatto persona,
cerchiamo di tenere il passo e non solo metaforicamente. Pertanto, sfiliamo gli
zoccoli a beneficio di un bel paio di decolté rosse di vernice, rigorosamente a
spillo, a dispetto del fatto che non solo riusciamo a cavarcela magistralmente
in una coreografia di girling, ma siamo allenate a reggere un equilibrio
perfetto tutti i santi giorni, destreggiandoci tra famiglia e lavoro. E tutto
questo ci trasforma in acrobate straordinarie che provviste di tacco 12
regalano un leggero fremito di turbamento a chi ci osserva barcamenare tra la
spesa settimanale e il bucato della domenica.
Ah le
donne, creature straordinariamente generose! A questo punto invito i signori
uomini a praticare un meritatissimo massaggio plantare ogniqualvolta le proprie
compagne abbandonano sul pavimento quelle calzature infernali e sprofondano sul
divano.
Per quanto
mi riguarda, vedo se Luca Argentero è libero!
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