Mai avuto una particolare predisposizione per
le storie facili. Son sempre stata una con la testa fra le nuvole, una
romantica doc (tanto per intenderci).
Gli unicorni in cielo con annesse arpe
e violini dal suono angelico rappresentavano il mio pane quotidiano. Fino a
quando non ho provato nausea per me stessa ed ho deciso autonomamente di fare
un’inversione ad U lungo la tangenziale dei miei fantasiosi ghiribizzi mentali.
Però
l’arrivo dei social network nella mia
esistenza ha rimesso in moto ingranaggi un po’ arrugginiti. Ebbene sì, sono
stata dal principio ammaliata dalle loro straordinarie capacità comunicative:
in pratica, hanno sortito su di me lo stesso effetto di un pungi indiano, utilizzato per incantare un ignaro serpente. E, come
accade per quest’ultimo che, risvegliato dal sortilegio, reca addosso i segni
inevitabili del disorientamento subìto, anche a me è capitato di vagare in stato confusionale
con un retrogusto amaro in bocca.
Tuttavia, questi
moderni pungi conservano il vantaggio
di metterti in relazione con persone talmente differenti, sia per cultura che
per stili di vita, tanto che in molte occasioni assottigliano notevolmente le
enormi distanze geografiche che si frappongono fra te ed il resto del mondo.
Infatti, basta un leggero, quasi impercettibile, movimento del cursore sul display,
seguito da un click e puoi
magicamente aumentare i tuoi contatti on line, condividere l’impossibile, ma
soprattutto rimuovere, bloccare, segnalare come individuo non gradito chiunque
ti faccia girare i megabyte al punto di trasformarli in gigabyte!
Quanto bello
sarebbe se nella real life tutto ciò
fosse auspicabile? Tante noie sarebbero archiviate in meno di un nano secondo!
Ad ogni modo,
la presenza di migliaia e migliaia di chilometri tra me ed un chicchessia, cerebralmente all’altezza
delle mie aspettative, costituiva, all’inizio, un’opprimente maledizione che regolarmente
mi si appioppava addosso. Con il trascorrere del tempo ed avendo inanellato una
serie di vicissitudini (tutte da ridere con il senno del poi), ho decisamente modificato la mia prospettiva ed oggi sostengo
con vibrante soddisfazione che la
distanza è una benedizione!
Keep calm: sto per fornirvi una doverosa motivazione per la suddetta
esclamazione, onde scongiurare comprensibili equivoci. Dopo un’attenta analisi
con me stessa, in cui m’immaginavo distesa su uno di quei divani da studio
psichiatrico, ho dovuto ammettere mio malgrado di avere un concreto limite nei
rapporti a due: non riesco a coniugare il
noi con l’io. Ciò significa che il mio essere indipendente cozza
terribilmente con i compressi che in genere s’instaurano all’interno di una
coppia. Sono una dallo spirito libero,
che non ci pensa proprio ad accantonare le proprie passioni o rinunciare ai
propri spazi a beneficio di una routine che presto o tardi sopraggiunge tra due
persone. Quindi non createvi illusioni su di me: non sono perfetta! Se lo fossi mi chiamerei Barbie.
Pertanto, se
prima nutrivo forti dubbi circa le relazioni a distanza, ora le supporto con un
discreto entusiasmo. In fondo se bisogna credere alla leggenda che sia l’Amore, l’unico ed il solo sentimento, in
grado di muovere i fili della nostra vita, allora perché non lasciarglielo fare
interponendo una manciata di chilometri fra Lui
e me?! Amarsi da vicino non è poi così complicato, ma pochi al mondo
comprendono che l’Amore vero è anche un
intreccio di piccole e sottili solitudini, che il più delle volte sono un vero
e proprio toccasana per chi, come me, non teme l’assenza di una persona
accanto.
Fondamentalmente, s’impara ad accettare una lontananza quotidiana, in
cui la mancanza del contatto profondo e tangibile con il proprio partner diventa
un’arma a doppio taglio: ovvero, può avvantaggiare la crescita della coppia in sé,
seppur da separati, oppure incorrere nel rischio di farla scoppiare ancor prima
di tentare.
Ogni giorno
si trasforma in una lotta tra quel fiducioso "nonostante tutto insieme!" e quell’insidioso "ma ne vale davvero la pena?" Beh, se vivete una storia a distanza e
vi capita spesso di soffermarvi sul secondo punto, allora non avete bisogno di
alcuna risposta. Non prendetevi ulteriormente in giro. Se nei sentimenti
fossimo tutti muniti di un manuale di istruzioni pronti all’uso, vivremmo da prevedibili annoiati.
Non è poi
così raro imbattersi in relazioni che sfidano google map, ignorando completamente le sue tortuose distanze
territoriali. In esse s’investe, si costruisce, sostanzialmente non si smette
di sognare. E, vista la realtà che si vive, non mi pare un elemento da porre in
secondo piano. Forse è questo il segreto di una storia stabile e duratura:
ossia che ogni distanza ha una sua fine, un termine, una scadenza, uno stop! Nutrirsi di belle parole,
accontentarsi nei week end di fuggevoli incontri a tempo, concedersi momenti
privati attraverso la benevole tecnologia rientrano tutti all’interno di un
obiettivo comune: annullare presto ogni
distanza fisica.
E’
verosimile che la separazione comporti nuove esperienze, nuove opportunità,
nuove prospettive di vita talmente incisive da rimbalzare dapprima nella sfera
individuale e successivamente in quella
a due. Le conseguenze di tali cambiamenti non sono oscure, in quanto si
arriverà, dolenti o nolenti, comunque a chiedersi se esistono (ancora) i presupposti per sentirsi
legati al proprio partner come nel passato. Osservare occhi in cui non ci si riconosce
più rappresenta un rischio notevolmente elevato. Ecco, credo che una relazione
a distanza sia un ottimo sistema per calibrare la veridicità dei rispettivi
sentimenti e per soppesare la propria volontà nell’investire in essi. A mio
parere, per quanto quest’ultimo possa essere rilevante, se un Amore merita di essere vissuto,
nonostante le difficoltà che indubbiamente esistono, allora sarà faticoso star
lontano da chi occupa un posto speciale nella propria vita. Provare per credere!
Gli stati
d’animo che si attraversano sono eterogenei: si oscilla tra sensazioni talmente
positive, in cui l’intero universo sembra legittimare la profondità delle
emozioni che si condividono, a sensazioni così deprimenti, in cui i tuoi unici
compagni di bisboccia sono Nostalgia e
Solitudine.
Nella mia
lunga esperienza di amori platonici, sbagliati e praticamente impossibili,
durante i quali il destino ha potuto sbizzarrirsi su di me, ballando al ritmo
di conga, qualche piccolo insegnamento l’ho appreso:
1. la lontananza
conserva pur sempre il suo fascino;
2. Amore
e libertà individuale possono convivere in equilibrio;
3. ed infine, per
assurdo che possa sembrare, si può vivere una storia a distanza pur essendo
l’uno accanto all’altro.
Un antico proverbio africano recita così: “il cammino attraverso la foresta non è
lungo se si ama la persona che si va a trovare”. Devo aggiungere altro?!
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