22 dic 2014

Uccidi Candy Candy!

Il bianco è decisamente uno di quei colori che non fa per me. Non ha mai riscosso il mio entusiasmo. Eppure, c’è stato un periodo della mia vita in cui l’ho indossato quotidianamente, senza rendermene conto. Finché una mattina, guardandomi allo specchio, l’ho visto e per poco non mi prendeva una sincope. Così senza pensarci troppo e con un certo fastidio, ho ridotto in mille brandelli quella divisa da crocerossina che inconsapevolmente mi ero tatuata sulla pelle per Lui.

            Su, iniziamo con la terapia di gruppo: alzi la mano chi non è mai stata colta, almeno una volta nella vita, dalla famigerata sindrome dell' Io ti Salverò, ribattezzata da me per l’occasione come la sindrome di Candy Candy,  configurabile come una delle più tremende perversioni che possano manifestarsi in amore.
            Non è poi così complicato riconoscere la crocerossina, la cui versione maschile corrisponde alla figura del cavalier servente: si tratta di soggetti che apparentemente mostrano una forte personalità, ma che in verità nascondono delle fragilità affettive che in alcuni casi generano dipendenze verso amori problematici e spesso malati. Proprio come la bionda eroina del cartone, seguono un preciso iter mentale: ossia, quello di mettere in salvo le persone a cui si legano, proteggendole, accudendole e sacrificando in questo modo il proprio benessere psicofisico. Alla base c’è un profondo bisogno di sentirsi gratificati: la loro presenza continua origina l’illusione di essere indispensabili nella vita di chi intendono salvare.

            Ora vi è più chiaro perché nutro un profondo odio verso Candy Candy?! Dopo lunghi anni di dolorose contusioni sul grugno, sono consapevole che va addebitata a lei la progressiva deturpazione della mia infanzia. In fondo, se riesco ancora a sorridere quando le cose non sempre vanno come vorrei, è perché godo nell’attribuire a Tarzantuttelentiggini la responsabilità di ogni personale misfatto. Beh, non sarà politically correct, ma il sollievo che si prova è incommensurabile!

            Ad ogni modo, la mia buona sorte, o verosimilmente il mio cervello, non completamente annebbiato dalle circostanze, mi hanno in qualche maniera salvata dal varcare la soglia del baratro. Una voragine da cui sarebbe stato difficile riemergere e nella quale avrei rischiato di perdere ogni mio spazio personale, ogni mio raggio di azione, ogni mia libertà di pensiero. Avrei così alimentato in me l’errata convinzione che il parassita meritava la priorità assoluta su tutto e su tutti. Qualunque persona che possa definirsi altruista cammina lungo questa sottile linea rossa che divide due distinte realtà: quella in cui ti arrabatti con i tuoi problemi ma tendi una mano verso chi ne ha bisogno, senza sacrificare la tua identità, e quella in cui i problemi altrui prendono il sopravvento sulla tua vita ed inizi a nuotare nel letame altrui.
Non siate presuntuosi nel credere di essere immuni dalla feccia umana da cui siamo continuamente circondati. Purtroppo, il mondo pullula di esistenze umane tormentate, di persone talmente inette nell'affrontare le più innocue difficoltà che la vita ti pone davanti.
Nella specificità del caso (il mio), ho inteso quanto vane e deleterie siano apparse le mille energie profuse nell’alleviare, nel comprendere sino a giustificare i comportamenti dell’emerito stronzobarraegoista. Pardonne-moi, ma mi torna difficile reperire un sinonimo altrettanto esaustivo.

La piena consapevolezza di star sprecando parte della mia vita mi ha obbligata a guardarmi dentro ed è lì che è arrivata l’illuminazione: ossia, che quello che offrivo e quello che soprattutto ricevevo non era Amore. Mi ero lasciata incastrare in un meccanismo che lentamente divorava la mia forza di volontà, annullando il mio equilibrio personale. Il malessere, la passività e la negatività che Lui m’infondeva giorno per giorno aveva iniziato a minare la mia autostima e ad accrescere un continuo senso di frustrazione, indebolendo di conseguenza psiche e corpo.
Così in piena coscienza ho urlato BASTA! Ho girato letteralmente i tacchi, non prima di averli sadicamente provati sul suo deretano, ed ho invertito la rotta, provando ad amare davvero me stessa più di quanto gli altri avessero mai fatto e cercando di colmare quei vuoti che inesorabilmente una relazione sbagliata ti lascia dentro. Mi son buttata alle spalle il passato, stando bene attenta a non dimenticare, osservando di tanto in tanto le cicatrici che la mia anima lentamente cercava di ricucire. Ho finalmente aperto gli occhi, son cresciuta ed ho imparato persino ad individuare i soggetti affetti dalla sindrome di Candy Candy  e non riesco a nascondere il mio disappunto ogniqualvolta li ascolto adoperarsi nel costruire una fitta rete di protezione che metta al sicuro il proprio partner. Una misura cautelativa in cui non è anomalo per Candy Candy associare il bisogno dell’io-ti-salverò con la necessità dell’io-ti cambierò.
Beh, ammettiamolo, mie care: questa pratica di voler cambiare Lui ad ogni costo è una delle nostre attività preferite. Mi son sempre chiesta quale possa essere la molla che spinge noi donne ad arrogarci il diritto di sapere perfettamente cosa sia meglio o peggio per gli uomini. Se Lui ha solleticato il nostro interesse, ci ha trasmesso emozioni e brividi, perché cavolo partire con la crociata del cambiamento?!  Vi prego, spiegatemelo, perché proprio non c’arrivo.

            In entrambe le situazioni non attendetevi il lieto fine, perché le unioni affette dal morbo della crocerossina sono destinate miseramente al fallimento. Al riguardo riesaminate con attenzione la serie animata che ha per protagonista la bionda coi codini e le lentiggini: noterete che, nonostante gli sforzi e l’amore concesso a destra e a manca, non vivrà mai una relazione serena, ritrovandosi alla fine sola nel perseverare e portare avanti diabolicamente la sua campagna a favore di un mondo più sicuro. Manco fosse un’attivista di Greenpeace!

            Ora in tutta onestà, vale la pena sbattersi così tanto per un uomo? Per quanto tempo ancora dovremo portare in groppa la colpa per aver ceduto alla mela del peccato?  Per me, poi le mele trovano una loro ragion d’essere solo se mutano in torta.
Pertanto, dinnanzi al prossimo essere di sesso maschile che elemosina affetto ed attenzioni e chiede di essere salvato da se stesso e dalla sua vita complicata, trasformatevi in Speedy Gonzales e andale andale il più lontano possibile! Anche perché, se ancora non vi è chiaro, Lui non è in grado di vivere in un marasma complesso. Non dimenticate che il massimo della difficoltà per un uomo consiste nel cercare di bere una birra o una coca-cola senza emettere di seguito grugniti o rumorosi suoni di apprezzamento per la bevanda. Oppure, più semplicemente, tentare di compiere due azioni contemporaneamente.

Gli uomini non hanno vite complicate, non vivono di contraddizioni perché tutto ciò appartiene all’universo femminile: siamo noi donne a crearle, riuscendo ad improvvisare al momento come delle vere esperte del genere.

Quindi ricordate una cosa: laddove un uomo si dichiari complicato, assicuratevi che non si tratti di un trans!

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