Confesso che ultimamente sono
perseguitata da un sogno ricorrente al limite del proibito: ovvero quello di
scoprirmi felicemente sposata con uno
chef!
Cosa c’è di proibito, vi chiederete!
Beh, innanzitutto la
circostanza che quel bastardo del mio inconscio mi rimanda immagini luculliane
da risveglio dei sensi dormienti, pur sapendo che certe prelibatezze, sebbene
solo fantasticate, sono poste da me al bando, a causa dell’unico buon proposito messo in atto ed ancora in vigore, ossia quello di mettermi a dieta
ferrea senz’alcuna possibilità di ritorno al passato. L’altra anomalia onirica
risiede nell’idea di ritrovarmi maritata.
Questo sì che riserva dell’incredibile, specie per una che come me rifugge
lo status di “coppia” da tempo immemorabile.
Soffro di iperventilazione se Lui mi ripete a memoria e con una certa nonchalance
il mio numero di cellulare; non parliamo poi di quando non mostra alcun vuoto
di memoria circa la mia data di nascita. Figuriamoci, con una fede al dito:
rischio l’autocombustione.
Tuttavia, sarà per la mia verve creativa, ma devo
ammettere che mio marito (uh, l’ho
scritto e sono ancora viva!) è decisamente un partner da sogno: occhi neri, intensi e profondi da sembrare due bonbon di liquirizia;
un corpo statuario da fare invidia ad un tacchino americano in ghingheri per il
Ringraziamento; un sorriso bello ed accattivante, da shakerarti l’anima alla
stregua delle uova sbattute da un robot da cucina; ed infine mani così
incantevoli da desiderare di essere al posto dell’impasto che sta palpando.
Oh,
se proprio mi tocca annusare il
profumo dei fiori d’arancio, concedetemi il lusso di immaginarmi accanto ad uno
strafigo di chef!
Il legame tra eros e cibo esiste indiscutibilmente sin
dalla notte dei tempi. Possiede una natura ancestrale e come tale diventa
difficile, se non addirittura impossibile, attribuire un periodo storico al
suddetto, considerando che ad oggi non cessano di essere le attività
maggiormente praticate dagli esseri umani.
Si potrebbe iniziare enunciando i baccanali, ossia i rituali propiziatori,
organizzati ai tempi dell’Antica Roma (anche se le origini, rispetto a questo
periodo, potrebbero essere ancor più antecedenti), in onore del dio Bacco
(Dionisio per i Greci). Si trattava di vere e proprie feste orgiastiche dai
toni mistici, a cui non mancavano i sacrifici animali, offerti alla divinità in
occasione della semina. Dai festini goliardici targati SPQR, l’attenzione può
spostarsi sulle pratiche e sulle tradizioni appartenenti a culture diverse da
quella occidentale.
Al riguardo, è praticamente impossibile non menzionare il body sushi (o naked sushi). Il Nyotaimori,
letteralmente “presentazione del corpo”, tornato in voga anche ai giorni
nostri, ha radici risalenti al XVII secolo e rappresentava un privilegio
concesso a pochi eletti, consistente nell’offrire e nell’esibire sushi e
sashimi sul corpo nudo di una donna. Secondo la serafica filosofia nipponica,
pare infatti che il calore del corpo doni una naturale esaltazione del gusto.
Il rituale prevedeva pertanto un lungo addestramento da parte delle donne
selezionate a trasformarsi in piatto
umano, per meglio abituarsi all’immobilità forzata ed allo shock termico
dovuto al cibo sull’epidermide.
Meno nobile, ma dotato di un effetto
altrettanto insolito, è il moderno sploshing,
durante il quale, eludendo ogni tipo di metafora, ci si scaglia contro il cibo.
Lo scopo consisterebbe nel ricreare un’atmosfera infantile e festosa tra cibo e
corpo, in particolare quel momento che precede l’entrata in scena delle posate
e di conseguenza del rispetto delle regole da adottare per il cosiddetto bon ton da tavola. Chi partecipa a
questi sploshing party, in genere
vestito, viene praticamente ricoperto, spalmato, impiastricciato da pietanze di
ogni genere per poi esser assaggiato,
assaporato, degustato, leccato dal partner, come un nuovo cibo da tastare
ed esplorare, assecondando così l’istinto per le contaminazioni culinarie in
un’apoteosi riservata ai soli cinque sensi.
Due piccoli consigli: a) se avete
intenzione di organizzare una seratina sploshing,
attrezzatevi con delle grandi tele cerate o con degli enormi teli in plastica
(Dexter docet); b) evitate infine di
indossare un Valentino se non vorrete elencare tutti i Santi del Paradiso per
il resto della vostra vita.
Non
sto certo qui a dirvi quale sarà la prevedibile conclusione di una simile
festicciola: la fantasia in questi casi fa miracoli!
Se risulta a tutti evidente quanto il cibo e l’arte di
seduzione vadano di pari passo, in quanto entrambi sono in grado di stimolare
in maniera eguale i nostri recettori del piacere, è altrettanto sconfortante
scoprire quanto io sia stata sfortunata nel non aver ancora incontrato un uomo
talmente bravo ai fornelli da spronare al meglio le mie sinapsi da buongustaia.
Adesso l’interpretazione del mio sogno ricorrente non appare più nebulosa,
vero?
Ammetto di essere una gran rompipalle quando si tratta di
cucina: ho il maledetto vizio di osservare e di non riuscire a trattenermi
dall’esprimere il mio parere in merito a ciò che i miei occhi memorizzano.
Però, compenso con un’innata curiosità che mi ha consentito nel tempo di
sperimentare nuovi sapori e nuovi mondi.
Tornando, tuttavia, al mio excursus sentimentale, la
memoria m’invia le immagini un po’ sfocate di cenette e pranzi da favola, dove
il palato dei commensali veniva letteralmente coccolato dalla bontà dei piatti da me preparati. Sostanzialmente, ho sempre cucinato io! Alla fine dei
conti, posso ritenermi soddisfatta dell’onesto pareggio, creatosi tra seduzione
ed arte culinaria. Non mancano di certo gli episodi esilaranti al limite del
tragicomico. Ho visto uomini dialogare con casseruole; ho assistito a veri e
propri cori da stadio per incitare l’acqua a bollire; ho alzato gli occhi al
cielo rassegnata quando Lui tentò di
far passare per nouvelle cuisine una
tristissima pasta al burro; ho scandagliato il web, rivoltandolo come un
calzino, alla ricerca di quel famigerato sughetto
con le verdure che tanto lo esaltava per poi scoprire con un certo fastidio
che si trattava di un banalissimo ragù;
ed infine ho dovuto ingoiare, fingendo un orgasmo culinario davanti a cibi
dall’aspetto sofisticato ma dal sapore di polistirolo, sognando una carbonara
godereccia!
Le migliori conversazioni nascono
proprio a ridosso dei fornelli, in quanto il cibo è unione e condivisione. E
poi preparare la cena in un ambiente familiare, come la propria cucina, agevola
la sensazione di naturale sicurezza, potendosi muoversi in piena libertà e
calma, senz’alcuna fretta, affinché ogni ingrediente arrivi alla sua piena
esaltazione.
E poi se la situazione segue le più rosee delle
previsioni, senza dover per questo ricorrere ai tarocchi o alla palla di vetro,
ricordate che ..... il letto è sempre in
fondo a destra.
Nessun commento:
Posta un commento