Io lo so! Ognuno
di noi conserva gelosamente una citazione, un aforisma, una frase che sente sua. Una di quelle che sembrano create
su misura; una di quelle che attraverso poche parole riesce a spiegar le
complessità della vita oppure, più semplicemente, si azzecca come colla vinilica a quel particolare tratto della propria
personalità.
Io, in
realtà, ne ho due (la solita egocentrica!),
ma quella che più si presta all'argomento appartiene al
grande Roberto Gervaso –“La pazienza è la virtù di chi ha tempo da perdere”.
Ed io un tempo ero taaanto virtuosa, potevo concorrere alla beatificazione per la tolleranza e la pazienza profusa. Poi mi sono innamorata e non si è salvato nulla, persino i cavoli e le capre han deciso di abbandonarmi (questa la capiscono veramente in pochi!). Quindi, se prima del disorientamento sentimentale riuscivo a contare sino a dieci per calmare il mio nervosismo temporaneo ed assumere una certa compostezza nel rispondere, adesso non arrivo nemmeno a sette che subito parto con l’invocazione di tutto il calendario, perdendo inesorabilmente ogni forma di serafico contegno.
Con gli anni sono cresciuta, son maturata, imparando ad amare ma anche ad odiare. Inoltre, ho lavorato a lungo per smussare ogni spigolo personale, facendo tesoro di ogni perla di saggezza zen.
Sono perfino arrivata ad ammirare la tranquillità di un cuoco Itamae. Per intenderci, uno di quelli estremamente concentrati nella preparazione del sushi, come se da un mucchietto di riso e trancio di tonno dipendesse la loro intera esistenza. Un po' come se fossero in bilico tra vita e morte ad ogni nuovo ordine.
Avete mai osservato realmente un cuoco del genere? Vi invito a farlo. Vi susciterà un'invidia allo stato puro! Potrebbe anche scatenarsi un attacco di gas nervino, ma lui riuscirà sempre a conservare quell'aria da "non me ne può fregar di meno"!
"La virtù di chi ha tempo da perdere..." E devo convenire con me stessa che, all'epoca della mia debacle sentimentale, tempo da perdere ne avevo parecchio, visto che lo impiegavo spesso nell'abbattere quel bel castello di bugie in cui Lui amava rifugiarsi.
I continui tiramolla e l’eterna indecisione, in cui crogiolava la sua vita, divennero degli ottimi stimoli per rassegnare le mie dimissioni da Candy Candy e mandarlo definitivamente a quel paese.
E fu così che entrai nella fase del "tutto e subito", allontanando da me ogni situazione che potesse trascinarmi in attese vane e snervanti. Il concetto era piuttosto semplice: “tu mi piaci, io ti piaccio. Quagliamo. Stop”. Una filosofia di vita applicabile tanto ad un uomo quanto ad un paio di scarpe adocchiato in vetrina.
Agivo in maniera immediata, divenendo istintiva, ascoltando dapprima e seguendo poi il famoso sesto senso femminile. Inconsciamente cercavo un modo per recuperare tutto il tempo perso, riappropriandomi degli spazi e delle mie aspirazioni personali; consciamente invece scansavo quei percorsi stabiliti a priori dalla famiglia, dagli amici o dai partner di turno, che inesorabilmente mi avrebbero condotta a rivestire quei ruoli che, al contrario, rifuggivo come la morte. Si veda in ordine: figlia maritata, amica sempre disponibile, fidanzata modello. Ruoli terribilmente corrispondenti alle loro aspettative, ma non alle mie!
Comunque, sarà perché ho oltrepassato il confine che limita il passaggio da ragazza a donna; sarà perché ho decisamente riacquistato il tempo perso anni addietro o perché semplicemente la filosofia del "ora o mai più" aveva assunto i connotati della monotonia più grigia, fatto sta che adesso viaggio nell'ottica di mantenere un equilibrio pressoché stabile tra il mio essere impulsiva e la mia pazienza virtuosa.
In particolare, quando le difficoltà che, la vita a volte si diverte a servire su un piatto d’argento, richiedono la necessità di fermarsi un attimo e riflettere ed inevitabilmente sei costretta ad abbandonare ogni emozione dettata dall'istinto.
Comprendi infatti, senza tante manfrine, di non possedere nessun raggio d’azione circa le sorti di una determinata situazione: diventi tristemente impotente, avendo le mani legate sia che si tratti di quella o questa scelta.
E così, non resta che attrezzarsi di una buona dose di pazienza e speranza, nonché di una forma mentis dedita al sacrificio. Tolleranti non si nasce, tuttalpiù lo si diventa.
Ripeto: conservare un equilibrio tra le mie inquietudini e l’ambizione a trasformarmi in una moderna Penelope non è assolutamente una passeggiata di salute! Se poi incappi in un partner che opera secondo i dettami del "don’t worry, be happy", beh, allora inizia a mugolare “oommm”, poi respira profondamente e pensa intensamente a farfalle e passerotti prima di formulare ipotesi di torture lunghe e dolorose.
Al riguardo, direi che il momento è topico e si presta ad una rivelazione alquanto scabrosa e sconvolgente. Tenetevi forte.
Qualunque relazione di coppia, sana e soprattutto duratura (una vera rarità oggi come oggi!), fonda il proprio successo non sull’amore ma sulla pa-zi-en-za. Un dettaglio essenziale ma ignoto.
Per comprendere il concetto, è sufficiente fare un esame di coscienza ed analizzare una normale discussione avuta con il proprio partner, anche la più banale.
L'autocontrollo sparisce nel momento in cui la volontà di ascoltare l'altro passa dalla modalità ON ad OFF. E' in quell'istante che di perde qualcosa di importante e lo s'intuisce dall'essere completamente disinteressati alla sua opinione.
La causa è forse da ricercare in questa moderna smania di desiderare tutto in tempi brevi. Una frenesia così intensa da travolgere chiunque e che logora ogni emozione, ogni relazione umana, ogni affetto, relegandoci ad una perenne insoddisfazione sentimentale.
Conosco il mood: è come un viaggio che affronti con l’incoscienza di chi non si preoccupa di allacciare le cinture di sicurezza e che, una volta terminato, ti lascia la percezione di aver smarrito pezzi di te stessa lungo il tragitto.
Non mi ritengo affatto la persona più indicata nel suggerire trucchi o strategie affinché la pazienza dimori in voi, visto che il mio cammino verso quest’obiettivo è appena iniziato. Sto imparando lentamente a rivalutare il piacere dell’attesa, a rispettare i miei tempi e quelli degli altri, a porre un opportuno distacco quando le difficoltà di gestione della mia impazienza son lì per lì pronte ad esplodere.
Ora, arrivo per giunta a contare sino a dieci e già questo rappresenta una mia grande conquista. Certo, ciò che devo dire lo dico ugualmente, ma quello che cambia è il tono, seguito dalle mie intenzioni bellicose e vendicative.
Ho sfruttato ogni genere di diplomazia per dialogare con me stessa e con i tarli più duri. Mi son rassegnata ed ho accettato l’esistenza di circostanze imprevedibili che sfuggono al mio controllo e che di conseguenza m’impediranno di rivestire i panni di Wonder Woman.
Guardiamo il lato positivo a beneficio del mio umore: almeno, eviterò di indossare quel costume pacchiano e ridicolo!
Vivo in pratica attraverso le parole dell’indimenticabile Eduardo De Filippo... addà passà ‘a nuttata!
Ed io un tempo ero taaanto virtuosa, potevo concorrere alla beatificazione per la tolleranza e la pazienza profusa. Poi mi sono innamorata e non si è salvato nulla, persino i cavoli e le capre han deciso di abbandonarmi (questa la capiscono veramente in pochi!). Quindi, se prima del disorientamento sentimentale riuscivo a contare sino a dieci per calmare il mio nervosismo temporaneo ed assumere una certa compostezza nel rispondere, adesso non arrivo nemmeno a sette che subito parto con l’invocazione di tutto il calendario, perdendo inesorabilmente ogni forma di serafico contegno.
Con gli anni sono cresciuta, son maturata, imparando ad amare ma anche ad odiare. Inoltre, ho lavorato a lungo per smussare ogni spigolo personale, facendo tesoro di ogni perla di saggezza zen.
Sono perfino arrivata ad ammirare la tranquillità di un cuoco Itamae. Per intenderci, uno di quelli estremamente concentrati nella preparazione del sushi, come se da un mucchietto di riso e trancio di tonno dipendesse la loro intera esistenza. Un po' come se fossero in bilico tra vita e morte ad ogni nuovo ordine.
Avete mai osservato realmente un cuoco del genere? Vi invito a farlo. Vi susciterà un'invidia allo stato puro! Potrebbe anche scatenarsi un attacco di gas nervino, ma lui riuscirà sempre a conservare quell'aria da "non me ne può fregar di meno"!
"La virtù di chi ha tempo da perdere..." E devo convenire con me stessa che, all'epoca della mia debacle sentimentale, tempo da perdere ne avevo parecchio, visto che lo impiegavo spesso nell'abbattere quel bel castello di bugie in cui Lui amava rifugiarsi.
I continui tiramolla e l’eterna indecisione, in cui crogiolava la sua vita, divennero degli ottimi stimoli per rassegnare le mie dimissioni da Candy Candy e mandarlo definitivamente a quel paese.
E fu così che entrai nella fase del "tutto e subito", allontanando da me ogni situazione che potesse trascinarmi in attese vane e snervanti. Il concetto era piuttosto semplice: “tu mi piaci, io ti piaccio. Quagliamo. Stop”. Una filosofia di vita applicabile tanto ad un uomo quanto ad un paio di scarpe adocchiato in vetrina.
Agivo in maniera immediata, divenendo istintiva, ascoltando dapprima e seguendo poi il famoso sesto senso femminile. Inconsciamente cercavo un modo per recuperare tutto il tempo perso, riappropriandomi degli spazi e delle mie aspirazioni personali; consciamente invece scansavo quei percorsi stabiliti a priori dalla famiglia, dagli amici o dai partner di turno, che inesorabilmente mi avrebbero condotta a rivestire quei ruoli che, al contrario, rifuggivo come la morte. Si veda in ordine: figlia maritata, amica sempre disponibile, fidanzata modello. Ruoli terribilmente corrispondenti alle loro aspettative, ma non alle mie!
Comunque, sarà perché ho oltrepassato il confine che limita il passaggio da ragazza a donna; sarà perché ho decisamente riacquistato il tempo perso anni addietro o perché semplicemente la filosofia del "ora o mai più" aveva assunto i connotati della monotonia più grigia, fatto sta che adesso viaggio nell'ottica di mantenere un equilibrio pressoché stabile tra il mio essere impulsiva e la mia pazienza virtuosa.
In particolare, quando le difficoltà che, la vita a volte si diverte a servire su un piatto d’argento, richiedono la necessità di fermarsi un attimo e riflettere ed inevitabilmente sei costretta ad abbandonare ogni emozione dettata dall'istinto.
Comprendi infatti, senza tante manfrine, di non possedere nessun raggio d’azione circa le sorti di una determinata situazione: diventi tristemente impotente, avendo le mani legate sia che si tratti di quella o questa scelta.
E così, non resta che attrezzarsi di una buona dose di pazienza e speranza, nonché di una forma mentis dedita al sacrificio. Tolleranti non si nasce, tuttalpiù lo si diventa.
Ripeto: conservare un equilibrio tra le mie inquietudini e l’ambizione a trasformarmi in una moderna Penelope non è assolutamente una passeggiata di salute! Se poi incappi in un partner che opera secondo i dettami del "don’t worry, be happy", beh, allora inizia a mugolare “oommm”, poi respira profondamente e pensa intensamente a farfalle e passerotti prima di formulare ipotesi di torture lunghe e dolorose.
Al riguardo, direi che il momento è topico e si presta ad una rivelazione alquanto scabrosa e sconvolgente. Tenetevi forte.
Qualunque relazione di coppia, sana e soprattutto duratura (una vera rarità oggi come oggi!), fonda il proprio successo non sull’amore ma sulla pa-zi-en-za. Un dettaglio essenziale ma ignoto.
Per comprendere il concetto, è sufficiente fare un esame di coscienza ed analizzare una normale discussione avuta con il proprio partner, anche la più banale.
L'autocontrollo sparisce nel momento in cui la volontà di ascoltare l'altro passa dalla modalità ON ad OFF. E' in quell'istante che di perde qualcosa di importante e lo s'intuisce dall'essere completamente disinteressati alla sua opinione.
La causa è forse da ricercare in questa moderna smania di desiderare tutto in tempi brevi. Una frenesia così intensa da travolgere chiunque e che logora ogni emozione, ogni relazione umana, ogni affetto, relegandoci ad una perenne insoddisfazione sentimentale.
Conosco il mood: è come un viaggio che affronti con l’incoscienza di chi non si preoccupa di allacciare le cinture di sicurezza e che, una volta terminato, ti lascia la percezione di aver smarrito pezzi di te stessa lungo il tragitto.
Non mi ritengo affatto la persona più indicata nel suggerire trucchi o strategie affinché la pazienza dimori in voi, visto che il mio cammino verso quest’obiettivo è appena iniziato. Sto imparando lentamente a rivalutare il piacere dell’attesa, a rispettare i miei tempi e quelli degli altri, a porre un opportuno distacco quando le difficoltà di gestione della mia impazienza son lì per lì pronte ad esplodere.
Ora, arrivo per giunta a contare sino a dieci e già questo rappresenta una mia grande conquista. Certo, ciò che devo dire lo dico ugualmente, ma quello che cambia è il tono, seguito dalle mie intenzioni bellicose e vendicative.
Ho sfruttato ogni genere di diplomazia per dialogare con me stessa e con i tarli più duri. Mi son rassegnata ed ho accettato l’esistenza di circostanze imprevedibili che sfuggono al mio controllo e che di conseguenza m’impediranno di rivestire i panni di Wonder Woman.
Guardiamo il lato positivo a beneficio del mio umore: almeno, eviterò di indossare quel costume pacchiano e ridicolo!
Vivo in pratica attraverso le parole dell’indimenticabile Eduardo De Filippo... addà passà ‘a nuttata!
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