8 gen 2015

ANGER ROOM: Keep Calm and.....SPACCA!


Chiunque di noi, almeno una volta nella vita o forse anche più di una singola volta, sarà stato colto dall’insana fantasia di rivestire i panni di Micheal Douglas in "Un giorno di ordinaria follia". E, sempre allegoricamente, avrebbe  voluto abbandonarsi a quell’irrazionale sensazione di violenza, che conduce a sfogare la rabbia, lo stress accumulato, la frustrazione e il senso di impotenza verso qualunque cosa si trovi a portata di mano, identificando in quel preciso oggetto il viso del proprio capo ufficio, del partner, dell’ex, dell’amico traditore, della vicina rompiballe.

Oh, su dai, confessate l’inconfessabile: abbiamo tutti immaginato le più becere torture, le punizioni più creative ed un insieme di pugni e cazzotti da far sembrare Bud Spencer un moccioso della Pampers!

A quanto pare da oggi tutto ciò può trasformarsi in realtà...o quasi tutto. Intendo dire che si potrà entrare in una stanza, adeguatamente arredata di oggetti e suppellettili fragili, e muniti di una mazza di ferro, ci si libererà di ogni emozione repressa, sfasciando tutto quello che capita a tiro, ovviamente sulle note di una playlist scelta per l’occasione. E la cosa folle è che si paga per abbattere (letteralmente) le tensioni ed i nervi a fior di pelle.
Dopo aver spopolato negli Stati Uniti, sua terra d’origine (vi stupisce forse?!), ed in buona parte dell’Europa, arriva anche in Italia la camera della rabbia (o anger room), una stanza in piena regola adibita a supportare le frustrazioni accumulate durante la settimana. Dopo aver indossato l’armatura preposta, rappresentata da ginocchiere, gomitiere, guanti, scarponi antinfortunio, maschera protettiva e casco, s’inizia a spaccare, mandando in frantumi le ansie e le inquietudini dovute, ad esempio, al traffico impazzito, alle code agli sportelli pubblici, alle paranoie del partner, alle nevrosi familiari, alle discussioni fra colleghi, ecc.
Ci s’illude così di demolire le delusioni, i fallimenti e le insoddisfazioni personali, eludendo perciò il rischio di indossare una camicia di forza o di esser sottoposti ad un trattamento sanitario obbligatorio per sopraggiunta follia.

Trentacinque euro per un’ora di libero sfogo. E’ questo il prezzo da pagare per oltrepassare la soglia del capannone, decorato da graffiti ispirati alla street art e nascosto nelle campagne forlivesi, dov’è possibile lasciarsi andare alla rabbia più distruttiva. Trentacinque euro per un business che ha radicalmente svoltato la vita del titolare, Cristian Castagnoli. Trentacinque euro per un pellegrinaggio senza fine e dall’inaspettato successo. Mobili, bottiglie di qualunque forma e dimensione, sedie, vetrinette, vasi: tutto concorre all’obiettivo di demolizione.

Tracciare l’identikit del cliente tipo è davvero arduo: la percentuale di uomini e donne che frequentano la camera della rabbia è in pratica la stessa. Piccola nota di colore: pare che la categoria Lei sia quella maggiormente furente.
Ammetto che la cosa non mi stupisce affatto! Inoltre, l’età varia tra i 18-40 anni ed il desiderio di vivere un’esperienza così forte entusiasma tanto il disoccupato quanto l’insegnante; tanto l’impiegato nevrotico quanto i futuri sposi sull’orlo di una crisi da panico pre-nozze. Una musica, la cui scelta altalenante va dai Metallica a Mozart, accompagna il percorso di devastazione verso ogni negatività: lo sforzo fisico dunque si proietta verso il raggiungimento di un particolare stato mentale, il più possibile vicino al proprio concetto di serenità. Di conseguenza, scheggia dopo scheggia, coccio dopo coccio, bastonata dopo bastonata, per assurdo che possa apparire, la rabbia inizia a dissolversi ed ogni sua somatizzazione si sbriciola come la damigiana appena abbattuta.
Personalmente, mi sembra alquanto sconsiderato attribuire all’anger room il ruolo di panacea per ogni frustrazione umana. E m’interessa poco l’attenzione mostrata dai promotori di tale fenomeno nell’arredare la camera a seconda delle esigenze del cliente. Ebbene sì,  selezionare specificatamente un ambiente da sfasciare, magari somigliante al proprio ufficio oppure ricreare uno scenario quanto mai familiare, attraverso l’uso di arredi personali, non rappresenta affatto una richiesta inconsueta.
Sì, decisamente mi frega poco. I dubbi sulla validità di tale strumento non sono svaniti, anzi si sono trasformati in solide certezze, specie dopo averli esternati ad una psicologa esperta, a cui mi son rivolta nella speranza (forse, in parte) di venir smentita.
Esiste un’ampia letteratura scientifica che mostra come l’equilibrio tra corpo e psiche sia raggiungibile solo attraverso una corretta gestione delle proprie emozioni. Attenzione, non controllo ma gestione. E’ una sottile ma fondamentale differenza. Reprimere, costipare, soffocare un’emozione forte, qual è la rabbia o l’ira, costituiscono azioni che inevitabilmente creano un disturbo generalizzato, tale da sfociare in svariate sintomatologie che poi andranno naturalmente a compromettere l’intero benessere psico-fisico dell’individuo. Alessandra, la psicologa a cui ho chiesto lumi, con la calma che contraddistingue professionisti del suo calibro, non ha nascosto le sue perplessità in merito alla camera della rabbia. Entrambe concordiamo sulla valutazione che essa rappresenti né più e né meno che una moda, un passatempo, un sistema alternativo per lucrare e far business. La novità da sperimentare e con cui divertirsi in compagnia degli amici, magari scommettendo su “chi spacca di più”, non di certo una terapia da consigliare a chi ogni giorno lotta contro una patologia seria, quale la gestione della rabbia.

Infatti, il percorso per decodificare, analizzare, identificare le cause da cui si originano gli attacchi violenti di collera non è certamente una passeggiata. E’ un cammino psicologico lungo; costoso, per il soggetto che deve intraprenderlo, sia da un punto di vista fisico che mentale e particolarmente difficile da influenzare.
L’ira è di per sé uno sei sentimenti più potenti dell’animo umano, impetuoso ed intenso. Non va tuttavia vista solo come un’energia negativa, in quanto se opportunamente dosata e rielaborata, può mutare in determinazione e grinta, ovvero in emozioni indispensabili per affrontare momenti e situazioni con cui la vita spesso ci rapporta.
In pratica, urlarla, sfogarla, liberarla produce gli stessi effetti deleteri del reprimerla, ingoiarla, celarla. Ciò che spesso viene sottovalutato, o peggio ignorato, è che contrapposta alla rabbia vi sia la tristezza: sentimento socialmente più gradito. Lasciarsi andare, abbandonare ogni tabù interiore in grado di frenare collera, rancore ed irritabilità, può causare la rottura di steccati emozionali e stati d’animo depressivi a lungo soffocati. Ecco perché è fondamentale che dall’altra parte ci sia una persona competente, uno psicoterapeuta idoneo ad arginare il fiume in piena e tamponare con un’adeguata terapia psicologica ogni eventuale scatto violento.
Parlare di rabbia non può prescindere dal menzionare l’altra faccia della medaglia, ossia l’intelligenza emotiva. In pratica, si tratta di smettere di credere che la rabbia possa esser testata attraverso stravaganti valvole di sfogo. Essa non è altro che uno dei più potenti afrodisiaci emotivi, in grado di sedurre e persuadere l’individuo sino a trascinarlo nella confusione più totale. Pertanto, il turbamento che ne consegue contribuisce ad etichettare la rabbia come un elemento difficile da contenere. In realtà, l’ira va riorganizzata, rimodulata, rigenerata in maniera costruttiva, attribuendo ad essa un senso completamente diverso da quello della disapprovazione o della spettacolarizzazione sociale. Basta soffermarsi un attimo ad osservare quanto la collera sia divenuta uno dei fattori trainanti della maggior parte dei reality moderni. L’uso, o meglio l’abuso, di un sentimento simile in programmi ad alto impatto mediatico ha letteralmente consacrato la collera in un vero e proprio diritto. Diventa dunque normale reagire violentemente a qualunque ingiustizia subìta, giustificando in tal modo ogni azione ed ogni mezzo volti ad ottenere vendetta e di conseguenza rispetto.
Esser dotati di intelligenza emotiva significa proprio operare secondo lo schema contrario: ovvero, confrontarsi con i propri limiti sensazionali ed imparare a maneggiarli con cura, evitando così comportamenti autolesionisti.
Dopotutto, non dimenticate che la rabbia nasce e trova terreno fertile laddove la pazienza è stata messa più volte a dura prova. Quindi pensateci cinque, dieci, ma anche venti volte prima di rompere consapevolmente gli zebedei al prossimo!

Nessun commento:

Posta un commento