Sarà pur vero che "a caval donato non si guarda in bocca",
ma a volte bisognerebbe proprio scegliere il quadrupede con un pizzico di
criterio in più, onde scongiurare il temuto esame odontoiatrico.
Data la premessa, sarà opportuno tranquillizzare la famiglia,
i parenti e gli amici, con i quali ho concluso da poche ore le solenni
celebrazioni per il mio compleanno. Giuro che la scelta del tema da sviluppare
per questa settimana è stata puramente casuale.....o quasi!
In realtà, era un po’ di tempo che cercavo un pretesto per
togliermi qualche fastidioso sassolino dai miei mini boots. Tuttavia sono
assolutamente certa di non essere l’unica sfigata al mondo che ha goduto del
“privilegio” di ricevere, a seconda delle occasioni, il regalo più brutto che una mente, priva di ogni forma di buon gusto,
potesse partorire; insomma, quel genere di regalo per il quale provereste pudore
persino a cederlo al vostro peggior nemico.
Non lasciatevi fuorviare: non sono affatto un tipo pretenzioso
o difficile da accontentare. Anzi, devo ammettere che persino quando mi son
state donate delle vere e proprie ciofeche
e mi è capitato di incrociare lo sguardo trepidante e gioioso del mittente, non
ho potuto fare a meno che ingoiare gli improperi, indossare un bel sorriso
esageratamente compiaciuto e ringraziare pur di non urtare la sensibilità
altrui. Altre volte, invece, non son riuscita proprio a trattenere la ridarella
e spontaneamente ho esternato un “come
diavolo ti è venuto in mente...?!”.
Non ho mai creduto alla leggenda dell’uomo perfetto, ma sono
più che sicura che esista il regalo
perfetto: basterebbe impegnarsi un po’ di più, riservare parte del proprio
tempo ed entusiasmo alla ricerca di quello giusto, rinunciando soprattutto all’idea
che debba piacere per forza al donatore.
L’errore più comune che si tende a commettere è proprio quello
di credere di conoscere a fondo la persona a cui spetta l’omaggio, ma spesso (e
volentieri) s’incappa in obbrobri inopportuni. Quelli che più m’inorridiscono
ma divertono allo stesso tempo sono i cosiddetti regali offerti dai
fidanzati/mariti/amanti, in occasione di uno dei tanti anniversari che noi
donne inventiamo, solo per il perverso gusto di veder Lui arrancare in gincane allucinanti con lo sguardo confuso ed
infelice. A tal proposito, memorabile fu il peperone d’argento che il novello
sposo diede in dono alla sposina per il loro primo anniversario di nozze. Sì,
sì, avete letto bene: un peperone
d’argento a grandezza naturale! L’ho
visto! Esiste! Avrei pagato oro per conoscere i pensieri reconditi di Lei nell’attimo in cui, presa
dall’emozione e dalla foga, scarta il pacco marchiato da un noto orafo, mentre
immagina parure e brillocchi da mille ed una notte...ed invece si ritrova tra le mani l’ortaggio scultoreo. Senza tanti
giri di parole e metafore, posso assicurarvi che se fosse accaduto a me, Lui a quest’ora sarebbe più che mai un
uomo morto. Amen.
Occorre tempo per costruire il regalo perfetto: tempo per
tutte quelle piccole e noiose operazioni connesse allo shopping che i signori
uomini odiano più del pranzo domenicale a casa della suocera. Ma il fattore tempo non basta, ci vuole anche una sana e
consapevole botta di culo! E questa è
indispensabile per entrambe le parti interessate: ovvero sia per il donatore
che per il ricevente.
Confesso di aver perso le tracce fisiche della maggior parte
dei regali ottenuti, almeno di quelli per cui ho finto un autentico stupore
mentre in verità cercavo di celare l’istinto di sputar in faccia all’autore
dello sgradito omaggio. Alla fine credo di aver bruciato il portachiavi
regalatomi per la laurea dal boyfriend dell’epoca. Sto per riscriverlo quindi
trattenetevi dal ridere: un portachiavi con
una patacca d’argento per la mia laurea!
Non ha mai brillato per originalità ed è stato più volte scartato dalla
graduatoria come miglior fidanzato
dell’anno. Chissà come mai...?!
Ho smarrito poi le tracce di un vomitevole
bracciale in pelle di Alviero Martini, donatomi con grande entusiasmo dal mio
ex capo. Mi rendo conto che molte donne alla sola vista del disegno di mappa di Alviero proverebbero orgasmi multipli; la sottoscritta, al
contrario, si trasforma in Linda Blair de L’Esorcista.
Come non menzionare inoltre la stravagante quantità di sciarpe e foulard che ho
raccolto nel corso degli anni. Sì, d’accordo, mi piacciono ma questo non
significa che per ogni ricorrenza mi si debba regalare quella persino scartata
dai cassonetti gialli della Caritas. Altra nota dolente sono i profumi. Seguitemi
attentamente perché lo ripeterò una sola volta: si regalano solo se espressamente richiesti o se si
conosce perfettamente la marca usata
dal festeggiato.
Tuttavia mi converrebbe riesumare l’oggettistica e gli
accessori più kitsch ricevuti in
passato e tentare con il regifiting,
ossia ricollocarli sul mercato on line attraverso le numerose piattaforme
dell’e-commerce (ad esempio, E-Bay), rivitalizzando così l’antica arte del
baratto e/o del riciclo. Dopotutto, si offrirebbe una seconda chance a degli
articoli che diversamente diventerebbe difficile piazzare se non a qualche
assurdo fan del cattivo gusto.
Il fenomeno si è notevolmente diffuso, tanto da divenire
ormai una tappa obbligata per sbarazzarsi di oggetti scomodi e sgradevoli. Ogni
anno infatti aumenta visibilmente la percentuale di utenti che sfruttano tale
servizio: si stima all’incirca che un italiano su tre ricorra al regifting,
considerandolo una grande opportunità, in grado di trasformare il regalo
sbagliato di qualcuno nel regalo giusto per qualcun altro al miglior prezzo
concorrenziale. Si barattano eventualmente anche i sensi di colpa legati
all’operazione di riciclo. D’altronde, il web non discrimina: è un moderno asso pigliatutto! Quindi, non
preoccupatevi: il disagio personale, conseguente al dover “esibire”
pubblicamente il peggio ricevuto, sarà compensato dalla constatazione di dover
osservare altri oggetti ancor più osceni ed imbarazzanti. In pratica, ci
sarà sempre qualcuno che sta messo
peggio di voi.
Se avete invece un rapporto conflittuale con la tecnologia, allora
non vi resta che agire secondo le modalità più tradizionali: a) la beneficenza; b) il cambio presso il negozio in cui è stato effettuato l’acquisto;
oppure c) rimpacchettate il regalo che cozza con il
vostro gusto e riciclarlo a parenti ed amici.
Ma non illudetevi: non a caso
l’ho definita arte, in quanto non
tutti son capaci di esibirla con intelligenza e scaltrezza. Il rischio di venir
scoperti è sempre dietro l’angolo e qualora ciò accadesse non ci sarà
continente abbastanza grande per nascondere la vergogna. La logica è piuttosto
semplicistica. Per esempio, se l’oggetto da riciclare è destinato ad un amico o
parente, è quanto mai consigliabile che quest’ultimo non conosca affatto la
persona da cui è partita l’idea originale di regalar la mostruosità. E’ essenziale che i due non s’incontrino nemmeno fra
un milione di anni.
Dopotutto, se da un lato i regali indecenti continueranno a
fiorire senza sosta, visto che neanche la crisi è riuscita ad arrestare la
piaga, dall’altro lato toccherà invocare un bel po’ di benedizioni per
l’esistenza del regifting market e
sperare che il suo regno non abbia mai fine!
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