8 gen 2015

REGIFTING: ricicla il cattivo gusto!

Sarà pur vero che "a caval donato non si guarda in bocca", ma a volte bisognerebbe proprio scegliere il quadrupede con un pizzico di criterio in più, onde scongiurare il temuto esame odontoiatrico.
         Data la premessa, sarà opportuno tranquillizzare la famiglia, i parenti e gli amici, con i quali ho concluso da poche ore le solenni celebrazioni per il mio compleanno. Giuro che la scelta del tema da sviluppare per questa settimana è stata puramente casuale.....o quasi!

         In realtà, era un po’ di tempo che cercavo un pretesto per togliermi qualche fastidioso sassolino dai miei mini boots. Tuttavia sono assolutamente certa di non essere l’unica sfigata al mondo che ha goduto del “privilegio” di ricevere, a seconda delle occasioni, il regalo più brutto che una mente, priva di ogni forma di buon gusto, potesse partorire; insomma, quel genere di regalo per il quale provereste pudore persino a cederlo al vostro peggior nemico.
         Non lasciatevi fuorviare: non sono affatto un tipo pretenzioso o difficile da accontentare. Anzi, devo ammettere che persino quando mi son state donate delle vere e proprie ciofeche e mi è capitato di incrociare lo sguardo trepidante e gioioso del mittente, non ho potuto fare a meno che ingoiare gli improperi, indossare un bel sorriso esageratamente compiaciuto e ringraziare pur di non urtare la sensibilità altrui. Altre volte, invece, non son riuscita proprio a trattenere la ridarella e spontaneamente ho esternato un “come diavolo ti è venuto in mente...?!”.

         Non ho mai creduto alla leggenda dell’uomo perfetto, ma sono più che sicura che esista il regalo perfetto: basterebbe impegnarsi un po’ di più, riservare parte del proprio tempo ed entusiasmo alla ricerca di quello giusto, rinunciando soprattutto all’idea che debba piacere per forza al donatore.
         L’errore più comune che si tende a commettere è proprio quello di credere di conoscere a fondo la persona a cui spetta l’omaggio, ma spesso (e volentieri) s’incappa in obbrobri inopportuni. Quelli che più m’inorridiscono ma divertono allo stesso tempo sono i cosiddetti regali offerti dai fidanzati/mariti/amanti, in occasione di uno dei tanti anniversari che noi donne inventiamo, solo per il perverso gusto di veder Lui arrancare in gincane allucinanti con lo sguardo confuso ed infelice. A tal proposito, memorabile fu il peperone d’argento che il novello sposo diede in dono alla sposina per il loro primo anniversario di nozze. Sì, sì, avete letto bene: un peperone d’argento a grandezza naturale! L’ho visto! Esiste! Avrei pagato oro per conoscere i pensieri reconditi di Lei nell’attimo in cui, presa dall’emozione e dalla foga, scarta il pacco marchiato da un noto orafo, mentre immagina parure e brillocchi da mille ed una notte...ed invece si ritrova tra le mani l’ortaggio scultoreo. Senza tanti giri di parole e metafore, posso assicurarvi che se fosse accaduto a me, Lui a quest’ora sarebbe più che mai un uomo morto. Amen.

        
Amiche mie, sia chiaro una volta per tutte: gli uomini non son capaci nel regalar quel genere di sorprese che solitamente rientrano nel copione di una qualsiasi commediola americana. E’ piuttosto triste, lo so, ma i maschi vanno istruiti, indottrinati, telecomandati. Solo allora potrete ostentare con le amiche il vostro Ken-robot.

Occorre tempo per costruire il regalo perfetto: tempo per tutte quelle piccole e noiose operazioni connesse allo shopping che i signori uomini odiano più del pranzo domenicale a casa della suocera. Ma il fattore tempo non basta, ci vuole anche una sana e consapevole botta di culo! E questa è indispensabile per entrambe le parti interessate: ovvero sia per il donatore che per il ricevente.
         Confesso di aver perso le tracce fisiche della maggior parte dei regali ottenuti, almeno di quelli per cui ho finto un autentico stupore mentre in verità cercavo di celare l’istinto di sputar in faccia all’autore dello sgradito omaggio. Alla fine credo di aver bruciato il portachiavi regalatomi per la laurea dal boyfriend dell’epoca. Sto per riscriverlo quindi trattenetevi dal ridere: un portachiavi con una patacca d’argento per la mia laurea! Non ha mai brillato per originalità ed è stato più volte scartato dalla graduatoria come miglior fidanzato dell’anno. Chissà come mai...?!
Ho smarrito poi le tracce di un vomitevole bracciale in pelle di Alviero Martini, donatomi con grande entusiasmo dal mio ex capo. Mi rendo conto che molte donne alla sola vista del disegno di mappa di Alviero proverebbero orgasmi multipli; la sottoscritta, al contrario, si trasforma in Linda Blair de L’Esorcista. Come non menzionare inoltre la stravagante quantità di sciarpe e foulard che ho raccolto nel corso degli anni. Sì, d’accordo, mi piacciono ma questo non significa che per ogni ricorrenza mi si debba regalare quella persino scartata dai cassonetti gialli della Caritas. Altra nota dolente sono i profumi. Seguitemi attentamente perché lo ripeterò una sola volta: si regalano solo se espressamente richiesti o se si conosce perfettamente la marca usata dal festeggiato.

         Tuttavia mi converrebbe riesumare l’oggettistica e gli accessori più kitsch ricevuti in passato e tentare con il regifiting, ossia ricollocarli sul mercato on line attraverso le numerose piattaforme dell’e-commerce (ad esempio, E-Bay), rivitalizzando così l’antica arte del baratto e/o del riciclo. Dopotutto, si offrirebbe una seconda chance a degli articoli che diversamente diventerebbe difficile piazzare se non a qualche assurdo fan del cattivo gusto.
         Il fenomeno si è notevolmente diffuso, tanto da divenire ormai una tappa obbligata per sbarazzarsi di oggetti scomodi e sgradevoli. Ogni anno infatti aumenta visibilmente la percentuale di utenti che sfruttano tale servizio: si stima all’incirca che un italiano su tre ricorra al regifting, considerandolo una grande opportunità, in grado di trasformare il regalo sbagliato di qualcuno nel regalo giusto per qualcun altro al miglior prezzo concorrenziale. Si barattano eventualmente anche i sensi di colpa legati all’operazione di riciclo. D’altronde, il web non discrimina: è un moderno asso pigliatutto! Quindi, non preoccupatevi: il disagio personale, conseguente al dover “esibire” pubblicamente il peggio ricevuto, sarà compensato dalla constatazione di dover osservare altri oggetti ancor più osceni ed imbarazzanti. In pratica, ci sarà sempre qualcuno che sta messo peggio di voi.

Se avete invece un rapporto conflittuale con la tecnologia, allora non vi resta che agire secondo le modalità più tradizionali: a) la beneficenza; b) il cambio presso il negozio in cui è stato effettuato l’acquisto; oppure c)  rimpacchettate il regalo che cozza con il vostro gusto e riciclarlo a parenti ed amici.

Ma non illudetevi: non a caso l’ho definita arte, in quanto non tutti son capaci di esibirla con intelligenza e scaltrezza. Il rischio di venir scoperti è sempre dietro l’angolo e qualora ciò accadesse non ci sarà continente abbastanza grande per nascondere la vergogna. La logica è piuttosto semplicistica. Per esempio, se l’oggetto da riciclare è destinato ad un amico o parente, è quanto mai consigliabile che quest’ultimo non conosca affatto la persona da cui è partita l’idea originale di regalar la mostruosità. E’ essenziale che i due non s’incontrino nemmeno fra un milione di anni.
         Dopotutto, se da un lato i regali indecenti continueranno a fiorire senza sosta, visto che neanche la crisi è riuscita ad arrestare la piaga, dall’altro lato toccherà invocare un bel po’ di benedizioni per l’esistenza del regifting market e sperare che il suo regno non abbia mai fine!

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