Ebbene sì, il periodo si
presta. Volenti o nolenti, è arrivato l’inevitabile momento in cui si prende
carta e penna e s’inizia a tracciar ipoteticamente un bilancio personale, dove
lentamente s’intrecciano con naturalezza ciò che è stato, ciò che continua ad
essere e ciò che vorremmo che sia.
E’ una consuetudine che si rinnova ogni dannato anno: è
inutile tentar di eluderla. Ne siamo schifosamente attratti: chi sostiene di
non aver mai sofferto di questa comune schizofrenia, mente! Immagino il menzognero rintanato in un angolo, nascosto al
mondo esterno, che annota in maniera spasmodica episodi, momenti, ricordi,
sensazioni, aspirazioni, desideri e sogni non ancora abbandonati. Poi, alla fine
di tutto, ingoia la trascrizione per eliminare ogni eventuale traccia,
custodendo il proprio segreto nel profondo delle viscere .... o, meglio, fino a
quando la regolare attività intestinale non faccia il suo corso.
Ed ho
menzionato la carta non solo per attribuire
un’allure bohémien alla cosa, ma
perché mi tornava un po’ difficile fantasticare sul soggetto in questione nell’atto
di trangugiare un tablet o un notebook.
Accantonando questa discutibile parentesi, vorrei tentar
di distogliervi dal tradizionale rito che incombe. Mai come ora è davvero vano
stilare bilanci di fine anno, sia cartacei che mentali. Ho come la strana sensazione
che laddove si mettano a confronto simili resoconti, seppur provenienti da
autori diversi, tendano ad evidenziare molti punti in comune, offendo un quadro
scarsamente incoraggiante.
Quindi, perché rovinarsi le feste e quella parvenza di
serenità con cui si accompagnano, compilando colonne di pro e contro che
ineluttabilmente si modificheranno anno per anno? Finirete per essere avvolti
da un alone di tristezza talmente amara da guastarvi il primo boccone di
pandoro o panettone.
Pertanto, dimenticate
i bilanci.
La nostra intera esistenza è fin troppo caratterizzata da un attivo e da un passivo che non sempre risultano in pareggio. Ed ogni singola voce
sta lì a ricordarci ciò che abbiamo lasciato in sospeso, in previsione di tempi
migliori; ciò che abbiamo chiuso non senza qualche laboriosa manovra contabile;
e ciò che resterà aperto anche nel nuovo esercizio e sul quale si dovrà lavorare,
affinché tutto segua un proprio ordine.
Seguite il mio esempio: fate un falò dei bilanci passati,
presenti e futuri.
Cosa vorrei per
quest’anno? Imparare innanzitutto a dire grazie per quel tetto sopra la testa e per quel piatto caldo sulla
tavola. Saper poi riconoscere sempre la bellezza e l’importanza dei piccoli gesti
che celano grandi sentimenti; apprendere il segreto per godere dei sorrisi che
illuminano il buio; lottare per sconfiggere paure ed insicurezze solo per
tornare a credere che davvero tutto è
possibile; ed infine imparare a vivere respirando ottimismo ed entusiasmo.
Ma soprattutto... evitare soporifere tombolate e gli
sguardi compassionevoli dei parenti per la mia singletudine!
In attesa che le mie richieste vengano esaudite
dall’omone barbuto vestito di rosso, mi concedo un canto stonato ed un brindisi
sconclusionato prima di augurarvi, come tradizione vuole:
BUONE FESTE!!!
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